Il pluralismo è un bene da promuovere o una deriva da arginare? È la base di partenza per il progresso della società o una condizione che potrebbe compromettere la stabilità dei legami comunitari? L'avvento della democrazia ha consacrato il valore del pluralismo, anche se per un suo pieno attecchimento è stato necessario attendere l'abbandono dell'originaria visione monolitica della società. Poi è divenuto una necessità con la globalizzazione, che ha determinato la moltiplicazione di gruppi, culture, tradizioni insieme ai quali sono emersi inediti bisogni e vivaci ambizioni di riconoscimento. Di fronte a una tale moltitudine di istanze, la coesione sociale rischia di incrinarsi. Se non si vuole abbandonare il sentiero tracciato dal pluralismo per il timore di assecondare spinte centrifughe, occorre ribadirne la centralità impegnandosi in una rimeditazione delle sue intrinseche proprietà. Partendo da una riflessione del giurista Roberto Toniatti, alcuni studiosi di diverse discipline discutono su virtù e limiti di un concetto difficile da interpretare e non sempre capace di trovare la giusta collocazione nelle odierne società multiculturali.
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Pluralismo. Una coesione sostenibile
| Titolo | Pluralismo. Una coesione sostenibile |
| Curatore | Quirino Camerlengo |
| Argomento | Società, scienze sociali e politica Politica e governo |
| Collana | Diritti e inclusione, 4 |
| Editore | Carocci |
| Formato |
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| Pagine | 108 |
| Pubblicazione | 09/2025 |
| ISBN | 9788829032204 |
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