"Padri e figli" (1862) è l'analisi impietosa del conflitto generazionale che domina la Russia degli anni Sessanta dell'Ottocento. Ai padri, aristocratici, idealisti, immobili nella loro privilegiata sclerosi, si contrappongono i figli, democratici, materialisti, nichilisti. Impegnati a costruire un solido universo al negativo, rifiutano valori, principi, fedi: l'importante, dichiarano con arroganza, è cominciare a vivere «senza». Senza illusioni, senza palliativi, senza falsi idoli. Ma sono poi così falsi gli idoli contro cui essi si scagliano? È la domanda che percorre tutto il romanzo senza trovare una risposta univoca. Non ci sono verità consolatorie nell'universo di Turgenev: non quelle fideistiche che abbraccia Dostoevskij, né quelle etiche in cui si rifugia Tolstoj. Il mondo dei padri come quello dei figli è un mondo lacerato, pieno di contraddizioni insolubili, tormentate ambiguità, inquietudini sotterranee, dove ciascuno è solo con la sua pena segreta.
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Padri e figli
Titolo | Padri e figli |
Autore | Ivan Turgenev |
Prefazione | Fausto Malcovati |
Traduttore | Margherita Crepax |
Argomento | Narrativa Narrativa classica (prima del 1945) |
Collana | I grandi libri, 19 |
Editore | Garzanti |
Formato |
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Pagine | 240 |
Pubblicazione | 09/2003 |
Numero edizione | 19 |
ISBN | 9788811360193 |