«Romanzo della Sicilia dopo il 1870, amarissimo e popoloso romanzo, ov’è racchiuso il dramma della mia generazione», come ebbe a dire lo stesso Pirandello, "I vecchi e i giovani" (1913) è un’autobiografa pubblica, l’impietosa denuncia del carattere illusorio degli ideali postrisorgimentali. Ambientato a Girgenti ma con un intermezzo romano, abbraccia gli anni dal 1892 al 1894: un periodo cruciale della storia italiana, segnato dallo scandalo della Banca Romana, che travolge parlamentari e ministri, e dalla nascita, crescita e sanguinosa repressione dei Fasci siciliani, un movimento di operai, braccianti e mezzadri che si batte contro l’aspro fiscalismo e per la spartizione delle terre demaniali. Dal confitto generazionale, cui allude il titolo, escono sconfitti sia i vecchi, che incarnano i valori risorgimentali per cui hanno coraggiosamente combattuto, sia i giovani, delusi dal tradimento da parte dello stato unitario delle speranze di rinnovamento politico e sociale. Il provvidenzialismo storico di Manzoni è lontano (ma non il suo modello letterario), mentre spicca la consonanza con lo scetticismo dei veristi siciliani, il Verga del "Mastro-don Gesualdo" e, più ancora, il De Roberto dei "Viceré" e dell’"Imperio".
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I vecchi e i giovani
| Titolo | I vecchi e i giovani |
| Autore | Luigi Pirandello |
| Curatore | Massimo Onofri |
| Argomento | Narrativa Narrativa classica (prima del 1945) |
| Collana | I grandi libri |
| Editore | Garzanti |
| Formato |
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| Pagine | 560 |
| Pubblicazione | 07/2025 |
| ISBN | 9788811017837 |

