Kierkegaard si è definito «scrittore religioso»; eppure non ha scritto solo «discorsi edificanti». Ha chiamato se stesso anche «autore di autori». I suoi pseudonimi sono certo finzioni letterarie, ma al servizio di pensieri che non vogliono essere astrazioni: sono filosofia che vuole «esistere». La religiosità di tutta l'opera di Kierkegaard è da porre in relazione con questo bisogno: il cristianesimo non è la religione vera in quanto tale, ma è la verità stessa che si prende a cuore l'uomo che la cerca: è l'alleato della filosofia in quanto impegnata ad essere «seria» con l'esistenza. In questo senso il cristianesimo è la suprema arte dell'esistere per un esistente per il quale «la verità è l'incertezza oggettiva mantenuta nell'appropriazione della più appassionata interiorità». Il libro porta alla luce in ciascun episodio quella «verità per me», interessata a me (alla quale si era proposto di dedicare la vita il ventiduenne Kierkegaard), e dunque in lotta con ogni mio tentativo di non dare al mio «uomo interiore» quell'importanza che solo il cristianesimo gli attribuisce. La sua «dialettica» è tante dialettiche - ciascuna per ogni pseudonimo, ciascuna per ogni discorso edificante - in ogni caso mai concluse, perché costantemente volte a rompere la solitudine dell'essere a favore dell'«inter-esse», che è compagnia.
Kierkegaard. L'arte di esistere
| Titolo | Kierkegaard. L'arte di esistere |
| Autore | Umberto Regina |
| Collana | Filosofia, 1 |
| Editore | Morcelliana |
| Formato |
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| Pagine | 288 |
| Pubblicazione | 09/2022 |
| ISBN | 9788837237332 |
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