Youcanprint: STORIA / Generale

"Demoralizzare il nemico colpendo di sorpresa, spargendo terrore, sabotando e uccidendo. Così si vinceranno le guerre." (Adolf Hitler)

Quindici anni di storie e 25 numeri di "Reportages". In questo numero per la rubrica "Viaggiare" presentiamo Castelpetroso, Venosa e Trieste. Per "Donne nella storia" indaghiamo due donne eccezionali vissute in epoche tra loro tanto lontane: Eleonora d'Aquitania e Marisa Bellisario. Per "Letteratura", il mondo di Jean Austen. "Filosofia e politologia" indaga il rapporto tra fede e politica nella riflessione di Joseph Ratzinger. C'è poi una incursione filosofica sul rapporto tra Giordano Bruno e la città di Praga. Poi, ancora, parliamo di "Storia", di Irpinia, di musica e dei 40 anni di Realtà Sannita, il quindicinale sannita di cui la nostra rivista è supplemento.

Con il secondo volume della serie "Storie di bandiere" continua il viaggio nell'evoluzione grafica che ha portato ai disegni che oggi identificano a terra e sul mare, i diversi Paesi del mondo. La parte del leone la fa questa volta la Germania che, da sola con più di 220 bandiere, copre quasi un terzo dell'intero volume. Ma non sono meno interessanti le pagine dedicate alle insegne francesi, ecuadoregne, greche e haitiane, tra le tante, con immagini molto curate di vessilli spesso sconosciuti ai non addetti. Ed è proprio a loro che la collana si rivolge, conquistandoli con la molteplicità di forme e colori che invitano all'approfondimento di temi ed eventi storici che possono aver determinato una certa disposizione, un particolare disegno o la presenza o meno di un dato simbolo su una bandiera. L'opera tratta essenzialmente delle insegne nazionali e non vuole essere un testo di riferimento scientifico sull'argomento, pur mantenendo un'estrema rigorosità nella riproduzione grafica e nel fornire i dati storici. Un libro da sfogliare per tutti ma soprattutto per gli appassionati del settore che vi troveranno una miniera di informazioni, corredate finalmente da un'iconografia di qualità.

I nostri sogni a volte rimangono chiusi nei cassetti della nostra mente e a volte si manifestano in maniera avvincente e coinvolgente ancor più intrigante, tali da farci riscoprire la nostra immaginazione più remota che, come in questo caso, apre le porte a una parte della storia dell'umanità che è ancor oggi, per molti versi, avvolta da un alone di misteriosità legati a riti enigmatici, a pratiche occulte e cerimonie sacrali e segrete. Ci stiamo per addentrare in un mondo fantastico, dove si può sognare a occhi aperti e rappresentarsi con la mente paesaggi meravigliosi nell'unicità di un racconto favolistico. Il contenuto di questo libro vuole essere una narrazione storica della leggendaria e grandiosità cultura celtica e quindi del suo popolo e delle sue origini: i celti e l'Irlanda.

Con situazioni di fantasia, agganciate a fatti realmente accaduti e che i libri di storia certificano, si cerca di dare delle risposte logiche a tanti interrogativi rimasti tali.

Gino Betti era un pisano di 25 anni. Robusto, intelligente, amava leggere e suonare il pianoforte. Donato e Pasquale D'Onofrio erano due fratelli di Molinara, un piccolo borgo in provincia di Benevento. Fratelli erano anche Onofrio e Salvatore Como, di Castellammare del Golfo; Ugo ed Ernesto Rossi di Roma; il capitano Ettore e il sottotenente Enrico Orefice. Tutti, come migliaia di altri, ebbero la sfortuna di trovarsi il giorno sbagliato nel luogo sbagliato, il 29 giugno 1916 sul monte San Michele. Il possesso del S. Michele era indispensabile per proteggere il "Doberdò Plateau". L'impiego dei gas era stato proposto già dall'autunno precedente. Nella notte sul 29 arrivò l'ordine di aprire le bombole installate in apposite nicchie. La sorpresa fu totale. Pochi fecero in tempo a indossare la maschera, molti perirono in pochi istanti, i più abbandonarono le armi e fuggirono. Poi il nemico sferrò l'attacco, ma la reazione italiana fu inattesa. I superstiti aprirono il fuoco, prontamente accorsero i rincalzi. Alle 7 la situazione era stata ristabilita, alle 13 tutte le trincee abbandonate erano state rioccupate. Quanti furono i morti? L'autore ha recuperato i nomi di 3.257 caduti riportati in allegato al racconto degli avvenimenti e dei molteplici episodi di valore che trasformarono il proditorio "Gasangriff" in una giornata di gloria imperitura per l'esercito italiano.

L'opera, frutto di un'indagine condotta dal punto di vista topografico e archeologico, delinea la storia di Tolve, un paese lucano, lungo un ampio arco cronologico. Attingendo alle fonti storiche e materiali, l'autrice propone ulteriori spunti di riflessione su una storia in parte già scritta, ma che ha ancora bisogno di essere davvero scoperta.

Tratto da un manoscritto del 1700, che raccoglie la storia della Repubblica di Lucca a partire dalle sue origini. Fedelmente trascritto rispettando il linguaggio medievale, lasciando al lettore il fascino dell'antica lingua italiana.

In ogni bandiera vi è la Storia, non solo dello Stato che rappresenta, ma di tutto ciò che con esso, nel tempo, ha avuto rapporto. Un colore la può legare a un passato glorioso o a tragici episodi, così come il disegno può ricordare la rivoluzione francese, il comunismo, la lotta per l'indipendenza, l'età d'oro del commercio sul mare, il dominio ottomano o la rivolta araba. Il volume, primo di una serie, incuriosisce il lettore con immagini che tracciano l'evoluzione dei disegni attuali, rapportandola agli eventi storici rilevanti. Troviamo legami tra vessilli di parti diverse del globo, similitudini grafiche o interpretative, continuità e discontinuità simboliche, l'influenza di importanti idee e ideologie. Non un testo di riferimento scientifico ma un libro illustrato, che dal semplice piacere di sfogliare questa particolare forma di "arte sociale", spinge il lettore ad approfondire conoscenze storiche e geografiche, avvicinandolo all'oscura disciplina della vessillologia. Con oltre 700 disegni tutti, per quanto possibile, ricavati da fonti attendibili, è il libro che ogni appassionato di bandiere, storia e geografia vorrebbe avere tra i propri volumi!

Nella storia del baronaggio castellammarese, che si snoda lungo l'arco di parecchi secoli, un posto di rilievo occupa la famiglia Alliata, della cui presenza nella cittadina del golfo il documento più significativo si conserva nella chiesetta della Madonna del Rosario (conosciuta anche in dialetto come Madonna di l'agnuni). Si tratta dell'epigrafe funeraria ancora in parte misteriosa, perché priva di datazione, in memoria di Girolamo Alliata, riconosciuto ormai con certezza come unico figlio maschio del barone Giacomo, il fondatore della moderna Castellammare del Golfo. Questo opuscolo illustra i dati storici più sicuri sulla famiglia del dedicatario e avanza le ipotesi più probabili sull'arco temporale della sua breve esistenza.

"Questo libro parla di noi, della nostra storia dentro la storia dell'Italia e dell'Europa, dentro la storia dell'umanità. Ariosi ci consegna una sorta di diario quotidiano di quei decenni, dalla prima guerra mondiale all'avvento del fascismo, dalla dittatura al secondo conflitto mondiale, dalla Resistenza all'inizio della vita democratica, alla Costituzione. Un intero ciclo che racconta come abbiamo vissuto, le scelte compiute, il disastro morale e materiale di un regime che ha portato lutti e rovine, e il riscatto di un popolo attraverso il coraggio di chi ha scelto di resistere. Il libro esce in un tempo storico che vede l'Italia, l'Europa e l'Occidente percorse di nuovo dal vento della paura, dell'egoismo, del razzismo. Sappiamo che la conquista della democrazia non è mai per sempre. Possibile che quello che è stato si possa ripetere? Possibile che oggi tornino i fantasmi di quel periodo buio della storia?" (dalla prefazione della senatrice Albertina Soliani, presidente dell'Istituto Alcide Cervi)

L'immagine olografica della città di Napoli che ancora oggi viene esportata in tutto il mondo è legata agli stereotipi di fine Ottocento e di inizio Novecento, in cui il sole, il mare, le canzoni e una certa bonomia a volte un po' ingenua hanno caricato i connotati di un popolo da sempre contraddistinto da luci e ombre. Su questo modo di raccontare le vicende del Regno di Napoli e della sua storia millenaria ha sicuramente influito la visione della vicenda post-bellica del 1860 fatta con gli occhi dei vincitori sabaudi, che avevano bisogno di screditare e minimizzare le peculiarità locali in funzione della mai compiutamente realizzata unità d'Italia. Una storia spesso misconosciuta dagli stessi napoletani, molto più inclini a bearsi, con un certo autocompiacimento delle proprie, quasi anarcoidi, forme di tolleranza, piuttosto che riflettere sui vari lasciti marziali delle molte culture che si sono succedute alla guida del Paese.