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MC

Filastrocche da un oblò

Filastrocche da un oblò

Emiliano Rolle

Libro

editore: MC

anno edizione: 2025

pagine: 82

L'esordio poetico del fiorentino Emiliano Rolle si manifesta con mano sicura e una versatilità non comune. Le tre sezioni che formano questa raccolta, dal singolare titolo Filastrocche da un Oblò, costituiscono infatti una sorta di lasciapassare nei confronti di un'esistenza composita, atta a rilevare che «il tempo della vita è disuguale». L'autore spazia agevolmente tra componimenti di differente natura: si passa dalle strofe sincopate della sezione inaugurale, caratterizzate da una pronuncia scabra e antilirica, spesso sconfinante in esiti monologanti, ai testi più lievi della sezione centrale, alternanti distici in rima baciata e sonetti e pseudosonetti che si riverberano anche nella sezione conclusiva. Queste «poesie con la pi minuscola», come l'autore stesso le definisce in un significativo proemio in versi, sconfinano a tratti nella dimensione apparentemente facile della filastrocca, nonostante si affrontino tematiche complesse, come quelle che adombrano le «propaggini del nostro mondo». Non è un caso che, a tratti, faccia capolino il profilo «ingombrante» di Fortini (ma anche le argomentazioni civili di certo De Signoribus), quasi nell'utopico tentativo di esorcizzare la grande «ombra di pericoli statuari». Così, tra «essere e malessere», offrendoci «la mutua esfoliazione di sé», la poesia di Rolle si configura come il degno repertorio, sulle tracce del Luzi più coinvolto con le derive di una materia controversa e magmatica, di istanze rivolte a debellare un male onnipresente, «ridotto a nullaosta». (p.d.p.)
14,00

Versi adespoti

Versi adespoti

Riccardo Campi

Libro: Libro in brossura

editore: MC

anno edizione: 2025

pagine: 94

Nella nota introduttiva a questa raccolta, significativamente intitolata Versi adespoti, letteralmente privi di padrone, Riccardo Campi parla, con pudica autoironia, di «para-scrittore» a proposito dell'estensore di tali esercizi, volti a ripudiare l'appellativo abusato di «poeta». Essendo un traduttore e saggista di vaglia, con alle spalle importanti pubblicazioni, a cominciare da quelle dedicate agli Illuministi, Campi opta qui per una sorta di riscrittura, di imitazione dei testi affrontati - da plurime lingue, non solo dal francese - permettendosi svariate e spericolate licenze. Oltre a tagli e aggiunte (si veda il testo incipitario rimbaldiano che, per effetto di un sommovimento tellurico diventa un componimento di stringente attualità, teso a mantenere le immagini di più icastica suggestione, rinnegando la forma originaria del sonetto), l'autore ci conduce per mano lungo un itinerario che annovera contributi ricavati dalle lingue più disparate, rivelando una versatilità e una sensibilità non comuni. Si passa così da Leonida di Taranto a Lucrezio, da Góngora a Poe, da Swinburne a Nietzsche, attraversando una costellazione di autori transalpini, talora poco frequentati in italiano, come José-Maria de Heredia, Leconte de Lisle, Charles Cros, Valéry Larbaud. Le quattro sezioni della raccolta, suddivise in base a scelte tematiche ben precise, accompagnate dai commenti visivi di Giorgio Bertelli, costituiscono un polittico la cui struttura si ripercuote da un pannello all'altro, con esiti intensi e originali. (p.d.p.)
14,00

Echi da varchi vicini

Echi da varchi vicini

Olga Sesso Sarti

Libro: Libro in brossura

editore: MC

anno edizione: 2025

pagine: 96

Ha una delicatezza d'antan la poesia di Olga Sesso Sarti che con Echi da varchi vicini approda a una raccolta compiuta e dal forte impianto programmatico, dove tuttavia non manca un sofferto coinvolgimento emotivo. Le strofe si dispongono sulla pagina in maniera calibrata e precisa, dopo un tirocinio costante con una parola poetica sviluppatasi, «Oltre il suono ignaro del mondo», in un ambito privato dickinsoniano. Le tre sezioni che formano la silloge si presentano alla stregua di altrettante suites musicali, numerate e prive di titolo, permeate come sono di una rêverie che, a tratti, aspira a una dimensione sublime, rarefatta, al fine di «crescere / nella via di ritorno / verso l'integrità». In effetti, tale anelito costante verso una leggerezza dalla «forma di nuvola» non disdegna di immergersi nella «complessità / di un tempo presente» e di ricorrere a termini ricavati dal repertorio lirico tradizionale, investendoli, «tra pensieri convulsi / e luci opache», di nuove, inedite sfumature. Tale poetica, in cui si alternano epigrammi e componimenti più distesi e articolati, è d'altronde vissuta con levità bertolucciana (ma si pensi anche a certe immagini di Fernanda Romagnoli), con il proposito di «osservare / tra questi volti di pietra / un arrivo di cielo». Sarà dunque «la morte quieta / di questo piccolo orizzonte / nutrito di benevole menzogne» a costituire il retaggio di quella che potremmo definire, rubandole un incantevole distico, «Guardiana ammutolita / di giovani comete». (p.d.p.)
14,00

La pena e lo splendore

La pena e lo splendore

Piero Buscioni

Libro: Libro in brossura

editore: MC

anno edizione: 2024

pagine: 94

Questa raccolta di Piero Buscioni, suddivisa in sei articolate sezioni precedute da un significativo prologo, si configura come un lavoro atipico nel panorama poetico attuale. È evidente infatti una continua tensione espressiva, una pressoché unanime adesione ai differenti aspetti di una realtà sempre più complessa e difficile da classificare, derivante forse dalla sua passione per l'aforisma. È come se si volesse inventariare il mondo attraverso l'esercizio della scrittura che acquista, di volta in volta, suggestioni desuete, recuperando sì la dimensione classica dell'elegia e dell'epigramma, ma contestualizzandola al nostro caleidoscopico «cuore di dolore». Così l'atto stesso di esistere è considerato alla stregua di un miracolo, come traspare da un toccante testo dedicato alla madre scomparsa: «a dispiegata voce dire al mondo / che non per caso siamo qui / ma per miracolo». Al poeta non resta che registrare l'incanto di un'apparizione femminile, farsi cronista di quotidiane incandescenze e idiosincrasie, spogliarsi degli inutili orpelli. Già dal titolo della raccolta, La pena e lo splendore, con quella chiara ascendenza ossimorica, Buscioni si rapporta in punta di penna alle più svariate, svagate «occasioni». Con «pura voce che disarma e tace», avvalendosi di un elegante endecasillabo che non disdegna il ricorso a termini aulici e a una musicalità franta, l'autore ci conduce per mano ad investigare il «nero grumo di splendore / dentro il nostro male». (p.d.p.)
14,00

La nobiltà degli inermi

La nobiltà degli inermi

Rossella Valdrè

Libro: Libro in brossura

editore: MC

anno edizione: 2024

pagine: 114

«Si può solo scrivere / l'essenziale della vita?». Potremmo partire da questo emblematico distico di Rossella Valdrè per parlare della raccolta d'esordio della psicoanalista genovese che si affida al logos poetico per descrivere la situazione, disarmante e controversa, della madre malata. E non è un caso che il termine «inermità», con il quale l'autrice traduce il freudiano Hilflosigkeit, ricorra in maniera così insistente, accampandosi nel cuore stesso di tale dittico. Qui si descrivono non solo le vicissitudini relative all'assistenza a una persona anziana, relegata in una delle tante RSA spuntate nel nostro territorio, ma anche di alcune degenti «immobili» che la parola poetica dota di una fisionomia e una storia ben definite. La vita, «ridotta all'osso», sembra accontentarsi dei bisogni più elementari. Lo stesso rapporto tra madre e figlia non si risolve nel semplice capovolgimento dei ruoli ma conserva quel vicendevole dissidio sedimentato nel tempo: «Le due, le tre / di notte, / sono sveglia, / mi perseguitano i tuoi no». Nel giro di poche parole si riesce nel difficile intento di rendere esemplare uno dei frequenti contrasti che la malattia della madre tende gradualmente a stemperare. Gli sforzi compiuti si ripercuotono in una più consapevole ricerca dell'assistenza vissuta alla stregua di una dimensione salvifica: «Mi dà valore / piacere agli altri, per te». Così, nella «girandola / chiamata vivere», l'epifania sostituisce il responso clinico, insufficiente a soddisfare «i residui giorni» di una «Memoria impietosa». (p.d.p.)
15,00

Luoghi e ombre

Luoghi e ombre

Patrizia Villani

Libro: Libro in brossura

editore: MC

anno edizione: 2024

pagine: 96

Questa nuova raccolta poetica di Patrizia Villani si può idealmente leggere come un trittico dedicato al tema variegato dei luoghi e delle ombre, ma anche della gioia e della speranza. Tre sono infatti le parti che cadenzano icasticamente il libro, laddove i motivi ricorrenti - o le montaliane «occasioni» - si riversano da una sezione all'altra con la stessa eleganza e discrezione che caratterizzano l'operato della poetessa milanese. È significativo che tali epifanie siano vissute all'insegna di una flânerie di ascendenza sbarbariana, in cui anche la toponomastica ha effetti chiari e dirimenti, recuperando «dal fondo inaccessibile / una mappa fradicia». Lo stare «in disparte nel silenzio» costituisce non solo un'attendibile dichiarazione di poetica ma anche un imprescindibile «alfabeto di felicità nascosta». I frequenti riferimenti al mondo dell'infanzia e dell'adolescenza, così sfuggenti nella loro emblematicità, fanno di questa raccolta una sorta di inimitabile Bildungsroman teso a modulare l'apprendistato di una «vita stanca, persino quando è più felice». In tal senso la perizia metrica e stilistica che connota "Luoghi e ombre" si rapporta proficuamente a uno spettro di voci novecentesche dal tratto fortemente affabulatorio: da Machado a Reverdy, da Bonnefoy a Mario Luzi. Eppure il «grappolo di parole / che illumina forme nell'oscurità inquieta» non ha alcunché di salvifico, se non la consapevolezza di mancare al proposito di redimerci, «recitando / copioni che forse non abbiamo meritato». (p.d.p.)
14,00

Piccole sofferenze

Piccole sofferenze

Mauro De Maria

Libro: Libro in brossura

editore: MC

anno edizione: 2024

pagine: 81

Riconducibili al decennio che va dal 1986 al 1996, questi versi di Mauro De Maria formano adesso una nuova raccolta che avrebbe potuto essere il libro d'esordio del poeta parmigiano. Invece Piccole sofferenze vede la luce dopo la pubblicazione di altre quattro sillogi di cui l'ultima è uscita in questa stessa collana nemmeno due anni fa con il titolo "Dal lago del cuore", evidente richiamo al primo canto dell'Inferno dantesco. Ma, nonostante l'estenuante lavoro di sedimentazione e selezione compiuto dall'autore, i versi confluiti in questo libro non hanno perduto il loro smalto originario e si impongono al lettore con una naturale sorgività di accenti che trova ben pochi corrispettivi nell'attuale panorama poetico. Si direbbe che De Maria ricorra all'epigramma, alla composizione risolta in un pugno di versi, ponendosi in controtendenza rispetto agli esiti criptici che ammorbano il panorama poetico attuale. La raccolta si rifà, semmai, con rinnovato senso di gioia e stupore, al tono trobadorico che anima il Salutz di Giudici, raccolta che, non a caso, esce nel 1987. Ma se la tematica «cortese» attraversa come un fil rouge tutto il libro, composto alla stregua di un polittico che si evolve in cinque articolate sezioni, non mancano momenti più graffianti, tesi a compensare il taglio figurativo di matrice classica. Non è percepibile alcuno scarto stilistico rispetto alle precedenti raccolte di De Maria, figura discreta e schiva che conferma, con questa nuova prova, l'inimitabile spessore della propria voce. (p.d.p.)
14,00

Erbario da bocca

Erbario da bocca

Serena Dibiase

Libro: Libro in brossura

editore: MC

anno edizione: 2024

pagine: 96

Questa nuova raccolta di Serena Dibiase presenta fin dal titolo elementi spiazzanti e, al contempo, riconducibili a un microcosmo naturale che sembra idealmente connotare i suoi frammenti poetici attraverso «una voce conosciuta» che si identifica con «la mia bocca di erba». Il motivo dell'erbario medievale è sviluppato in maniera originale e persuasiva che non disdegna di aderire a un intento progettuale ben marcato, dipanantesi attraverso le quattro sezioni proposte con una delicatezza che, a tratti, assume forme allucinate e crudeli. Tale coinvolgimento dei sensi viene ricondotto a un'aura in cui, con esiti semplici e immediati, «finisce ogni volta il ciclo del fiore / e tu metti acqua / rianimi il nome / dove il sole acceca». Il coinvolgimento mimetico con il mondo vegetale si scontra con la cognizione della precarietà linguistica che presuppone continui fraintendimenti e slittamenti di senso, sulla falsariga della lezione di Amelia Rosselli: «nessun linguaggio / crea sutura / nessuna nudità disarma». Il canzoniere denuncia la propria necessaria ascendenza a quelle attività di stampo performativo e teatrale tese a valorizzare una dimensione vocale che, come una madre, è «esposta / a tutti i fantasmi». Le parole-relitti, alla stregua di «proiezioni del sole / evocate dal mare», costituiscono il substrato di questa poetica, sempre in bilico tra naufragio e redenzione: «la differenza tra me e il blu era una finzione». (p.d.p.)
14,00

Lungo fiumi di luce

Lungo fiumi di luce

Roberto Rossi Precerutti

Libro: Libro in brossura

editore: MC

anno edizione: 2024

pagine: 104

Questa nuova raccolta di Roberto Rossi Precerutti forma una sorta di dittico che si configura come il naturale proseguimento dei lavori precedenti, volti ad investigare il mondo figurativo attraverso le rifrazioni di un logos scomposto in mille rivoli espressivi. Siamo nel solco della migliore tradizione derivante dal motto oraziano Ut pictura poësis. Beninteso, non si tratta di una forma eccentrica di critica ma del singolare approccio conoscitivo di un autore non allineato, sinesteticamente incantato dalla musicalità di forme metriche che gli permettono di dipingere e scolpire con le parole. E non è detto che le migliori intuizioni esegetiche non derivino proprio da un adeguato incontro tra discipline sorelle. Saranno così le opere di Nicolas de Staël a dare abbrivio ai poèmes en prose che connotano la sezione inaugurale della raccolta, rapportandosi al tema trattato mediante un raro esempio di empatia. Non è un caso che, in calce a ogni testo, ci sia il rimando specifico a un dipinto o a un avvenimento della «vita nuda» del pittore francese. Nella seconda sezione, speculare per l'insistito ricorso all'endecasillabo ed alle forme chiuse (si vedano i numerosi sonetti e le sestine), altrettanto presente è tale vocazione figurativa, anche se stemperata dal motivo di fondo delle «occasioni» montaliane, declinate con eleganza attraverso un percorso variegato che da Camerana rimanda a Pound, da Cioran a Bonnefoy, inoltrandosi tra la penombra degli «ossari» e il fulgore dei «galatei». (p.d.p.)
15,00

Le dodici imprese di poeta in vita

Le dodici imprese di poeta in vita

Daniele Gorret

Libro: Libro in brossura

editore: MC

anno edizione: 2024

pagine: 128

In un'epoca dominata dalla balbuzie tribale le sequenze poetiche di Daniele Gorret rappresentano un modo di accostarsi alle rifrazioni della quotidianità attraverso una visuale antichissima e nuova, che riprende le cadenze affabulatorie, incantatorie, di Gozzano e di certi crepuscolari, non dimenticando al contempo le scorribande sintattiche di Pasolini, di Volponi o di quegli autori novecenteschi, di non facile classificazione, che tendevano al recupero di una narrazione in versi atipica e anticonvenzionale. La forma privilegiata non potrà dunque che debordare in quella inattuale del poema o del poemetto di taglio narrativo che procede intorno alla cadenza ossessiva, percussiva, di un endecasillabo che si dirama mediante uno stile semplice e prezioso. Il presente lavoro, dall'evidente intento programmatico, si configura come l'espressione più naturale per elaborare una dimensione autobiografica, monologante, che, partendo da un dato tangibile, si inoltra lungo i meandri labirintici della memoria, al fine di liberarla dalle ragnatele che avvolgono i substrati del non percepito e del non detto. «Parola non c'è per lui che sia ordinaria» recita un verso che non fa che confermare tale retaggio «etico» di Gorret, costituendo un inimitabile disegno musivo che fin dal titolo si richiama a Blok e si pone come un moderno Bildungsroman, descrivendo, in maniera elegante e sapiente, la ribellione, mai gratuita ed esibita, «contro i precetti [...] / contro la moda, i modi dominanti». (p.d.p.)
16,80

Grado zero

Grado zero

Carlotta Cicci

Libro: Libro in brossura

editore: MC

anno edizione: 2023

pagine: 96

Carlotta Cicci approda con "Grado Zero" alla sua seconda raccolta poetica, dopo l'esordio costituito da "Sul Banco dei pesci", arricchito da una partecipe prefazione di Alberto Bertoni. Si tratta della conferma di una voce riconoscibile e già matura che si affida a un frammentismo che diviene misura esemplare di una condizione precaria, rilevante tutta la propria endemica insufficienza a rapportarsi in maniera adeguata al mondo fenomenico con il mero ausilio delle stimmate del linguaggio. Facendo ricorso a una tecnica non dissimile da quella che contrassegna la sua attività di videomaker (si pensi al sito zona/disforme, da lei animato con Stefano Massari), l'autrice accoglie sulla pagina, con un tempismo da street photographer, epifanie e tic del linguaggio, nonché ogni sorta di scorie e detriti che alimentano il fuoco del suo Mondo offeso, intarsiandoli sapientemente in un microcosmo «dove i corpi si slegano in un nuovo / salmo». Ma questo peculiare salmodiare cadenzato a brani, costretto entro le lusinghe di una religiosità aspra, controversa, tratteggiata intorno a un «addio azzurro» che non disdegna il ricorso a «preghiere come piccole ossa», presuppone un'empatia con gli accadimenti descritti di rara sensibilità. La sicurezza con cui Carlotta Cicci maneggia una materia magmatica, sfuggente, che passa dal «bianco assoluto» a tenui colori che sbavano in «pomeriggi senza cortili», si esprime attraverso il senso di continua scoperta che ci regala un carosello di momenti di indubbia efficacia espressiva: «e un lupo con il buio / nella pupilla è rimasto / come un preludio». (p.d.p.)
14,00

Mappe del grande mare

Mappe del grande mare

Massimiliano Mandorlo

Libro: Libro in brossura

editore: MC

anno edizione: 2023

pagine: 123

È un trionfo di luce questa raccolta di Massimiliano Mandorlo, un inno alla gioia che si cadenza attraverso i momenti di una tetralogia che rivela la versatilità di un poeta che ha fatto della sensibilità e della discrezione i suoi stigmi peculiari. Il lavoro intertestuale e ipertestuale si impone attraverso un apparato di sezioni e sottosezioni riconducili a un ventaglio di tematiche che, nella loro marginalità, rappresentano adeguatamente le contraddizioni dell'uomo contemporaneo. Il ricorso a un versicolo di stampo ungarettiano ben si adatta a tale quête, contraddistinguendo un'affabulazione che, alla stregua di un'araba fenice, sembra risorgere incessantemente dalle proprie ceneri: «terra di canti / in te sprofondo / e grazie rendo // del mio esistere nel mondo». La grazia che trapela da questi versi si risolve a contatto con sequenze invise alla poesia gridata dei nostri giorni, che rimanda piuttosto a una dimensione favolosa come quella delle cartografie medievali, dove improbabili mostri dalle fauci spalancate custodivano confini equorei e terrestri oltre i quali non si poteva accedere. Così, per Mandorlo diventa naturale salmodiare sulle increspature di un'onda o ricostruire eliotianamente la vicenda dei Magi, disquisire intorno alle imprese del capitano Cook o rimirare deprimenti ed esaltanti scorci urbani attraverso gli occhi di finestre spalancate. Difficilmente si potranno dimenticare le punte acuminate della sua «primaluce», del suo «mareoltre». (p.d.p.)
15,00

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