Eurilink University Press: Tempi moderni
Europa sì, Europa no. L'euroscetticismo è nato a Praga (Cronache dalla Repubblica Ceca, 2003-2006)
Giorgio Radicati
Libro: Libro in brossura
editore: Eurilink University Press
anno edizione: 2015
pagine: 305
Negli ultimi anni, "euroscetticismo" è un concetto entrato nel linguaggio dei politici e dell'opinione pubblica fino a diventare una formula magica in grado di risolvere i problemi originati dalla crisi economica nella quale il continente da tempo si dibatte. L"'euroscetticismo" è diventato, così, il contraltare della "piena integrazione" perseguita con ostinata determinazione da illustri statisti per un così lungo periodo di tempo. Il libro racconta la nascita, a Praga, di questa contestazione in tempi non sospetti (la crisi economica doveva ancora arrivare) ad opera di un noto politico ceco, che per certi aspetti potrebbe oggi definirsi profetica. Erano i primi anni del terzo millennio e le maggiori cancellerie europee rigettavano sdegnosamente le aperte, seppur articolate, critiche nei confronti dell'UE e dei suoi principali simboli - la progettata Costituzione e la moneta unica - da parte dell'allora Presidente della Repubblica ceca, Vaclav Klaus (osteggiato peraltro dallo stesso governo nazionale a guida social-democratica). L'autore - in quegli anni Ambasciatore d'Italia a Praga - nel rievocare le vicende politiche di quel periodo, mette in rilievo l'azione precorritrice di Klaus diretta a far prendere le distanze al proprio Paese dai propositi accentratori di Bruxelles.
Migrazioni, diaspore e complessità. Il caso degli ebrei, dei sikh e dei palestinesi
Anna Maria Cossiga, Mario Pesce
Libro: Libro in brossura
editore: Eurilink University Press
anno edizione: 2015
pagine: 256
Le migrazioni e le diaspore sono, da sempre, parte della storia dell'umanità. II mondo globalizzato, tuttavia, ne ha accentuato la complessità e sempre di più le scienze umane e sociali sono chiamate ad analizzarne genesi e sviluppi. Partendo da considerazioni geografiche ed antropologiche, gli autori di questo volume prendono in esame le realtà diasporiche nelle loro articolate relazioni con i Paesi di origine e quelli di arrivo, approfondendo i difficili problemi di integrazione sociale e di accettazione del "diverso", ma rilevando anche le possibilità di incontro e di scambio culturale, sociale ed economico. La possibilità di convivenza tra culture diverse è una delle maggiori sfide cui il mondo attuale si trova di fronte e il razzismo, per utilizzare una felice intuizione di Jean Pierre Taguieffe, "si veste oggi di nuovi abiti". I saggi qui contenuti non intendono fornire una risposta precisa a tale sfida ma, piuttosto, individuare i mutamenti sociali e culturali in atto e suggerire una riflessione sulle possibilità di arricchimento derivanti dall'incontro con l'alterità. L'esistenza, a tutt'oggi, di antiche comunità diasporiche che sono riuscite non solo a convivere con quelle dei Paesi di approdo, ma che hanno contribuito positivamente allo sviluppo culturale, sociale ed economico di quei Paesi, possono servire d'esempio per superare le difficoltà dei nuovi gruppi di migranti che giungono tra noi.
Politica estera dell'Iran tra Occidente e crisi nucleare
Alessandro Figus
Libro: Libro in brossura
editore: Eurilink University Press
anno edizione: 2014
pagine: 155
Alessandro Figus descrive con estrema chiarezza un sistema complesso, l'Iran. L'autore ripercorre storia, presente e futuro, affrontando la questione nucleare e contemporaneamente ricordando che quella dell'Iran sia la sola Costituzione al mondo caratterizzata da componenti escatologiche che in realtà, paiono influenzare in modo significativo la visione del mondo e il comportamento quotidiano degli iraniani stessi. I rischi di isolamento per l'Iran sono forti. L'Iran è ormai un paese separato dal contesto internazionale, sia dal blocco occidentale, sia dai paesi arabi, in maggioranza sunniti e non certo favorevoli ad un regime sciita che, nel corso della sua storia, vuole rilanciare la rivoluzione islamica e mettersi alla guida dell'islam radicale. L'autore infine, insiste sui due modelli di politica musulmana: quello turco, appunto, e quello teocratico iraniano, cui l'Egitto sembra tendere e tocca quindi argomenti oggi attualissimi, che potrebbero essere il baricentro della geopolitica mondiale. Prefazione di Anna Maria Cossiga.
L'Islam in Cina e l'onda della primavera araba
Vittorio Pagliaro
Libro: Libro in brossura
editore: Eurilink University Press
anno edizione: 2013
pagine: 145
L'islam è arrivato in Cina attraverso percorsi impervi e sconosciuti, a dimostrazione che la geografia fisica non basta a impedire il contatto tra civiltà. La via della seta, i mercanti portatori di stili di vita diversi, poi l'incontro con le culture stanziali e nomadiche dei fiumi, dei deserti e delle steppe. L'islam in Cina, una proiezione che ci porta, di conseguenza, a definire l'identità del cinese, la natura territoriale della Cina mitica e storica. Ci induce a delineare i caratteri odierni di un continente formato da 56 etnie di cui 10 di cultura islamica (sostanzialmente sunnita) e una, la Han, maggioritaria, più meno in grado di assimilare le altre, in un ibrido sistema politico-economico determinato dal partito comunista. Un macrocosmo che certamente contribuirà a disegnare l'atlante futuro delle relazioni umane e influenzerà le scelte di politica internazionale dell'Europa. La religione islamica, d'altro canto, condizionerà nei prossimi anni le scelte di politica interna e internazionale della Cina, soprattutto alla luce degli eventi che hanno caratterizzato la cosiddetta "primavera araba" e sotto il vento che spira dal nord Africa al Medio Oriente, nella direzione decisa dell'Eurasia, con presumibili conseguenze sui rapporti tra etnie musulmane cinesi e governo centrale. Prefazione di François Géré.
Criminalità e stati. Come le reti illecite riconfigurano le istituzioni in Colombia, Messico e Guatemala
Luis J. GaraySalamanca, Eduardo SalcedoAlbarán
Libro: Libro in brossura
editore: Eurilink University Press
anno edizione: 2012
pagine: 239
Di regola, si pensa che criminalità e Stato siano due realtà contrapposte. Questa convinzione vede, nello Stato, un'entità omogenea che agisce allo scopo di far rispettare le leggi e, nel crimine organizzato, come ad esempio il narcotraffico, un soggetto che agisce secondo modalità che le infrangono. Il raggiungimento di questi due obiettivi genera comportamenti parimenti violenti: lo Stato ricorre alla coercizione, il crimine organizzato alla corruzione, al sequestro, all'omicidio o al terrorismo. Gli studi più recenti, però, dimostrano che il rapporto tra Stato e crimine organizzato non si è basato sempre e solo sullo scontro. Infatti, in alcuni casi, il crimine organizzato è riuscito ad infiltrarsi e a corrompere alcune Istituzioni dello Stato per raggiungere obiettivi, ovviamente illegali. Utilizzando la Teoria delle Reti Sociali, gli autori analizzano la molteplicità delle relazioni funzionali tra le Reti criminali organizzate e le Istituzioni pubbliche che, in alcuni Paesi, riescono a 'riconfigurare' lo Stato al servizio di interessi illeciti. Oltre ad analizzare le Reti illecite di Colombia, Messico e Guatemala, gli autori sviluppano proposte di politica pubblica e di coordinamento istituzionale a livello internazionale al fine di migliorare le capacità nazionali e internazionali di prevenzione, controllo e contrasto penale e sociale - del fenomeno delle reti illecite. Prefazione di Vincenzo Scotti. Presentazione di Aldo Musci.
I popoli indigeni alle soglie del terzo millennio. Quale modello di sviluppo?
Victoria Tauli-Corpuz
Libro: Libro in brossura
editore: Eurilink University Press
anno edizione: 2012
pagine: 206
Il libro fornisce un quadro conoscitivo sulla situazione dei popoli indigeni, della loro volontà di poter autodeterminare il proprio sviluppo e la propria crescita, della difesa dei propri diritti umani e delle loro culture e valori che si contrappongono al modello consumistico e incurante delle conseguenze ecologiche. Vengono tracciate le risultanze del dibattito avviato nell'ambito dei massimi Organismi Internazionali e, in particolare, dell'ONU, su sollecitazione dei numerosi movimenti di popoli indigeni che si stanno affermando in diverse parti del mondo. In concomitanza con il XX anniversario del Rapporto sullo Sviluppo Umano, è emersa la necessità, anche per i Paesi Sviluppati, di una misura dello sviluppo non totalmente basata sul PIL ma che tenga conto anche di altri fattori quali la qualità della vita e dell'ambiente, l'accesso all'istruzione, etc. Quale sarebbe l'esito della valutzione di questi popoli indigeni, cosiddetti sottosviluppati, se si dovessero cambiare i termini di riferimento? Il primo passo, dunque, sarà quello di disaggregare i dati a livello territoriale per tener conto anche di questi territori e di sviluppare indicatori appropriati alla valutazione. L'autrice, offrendo esempi concreti, inoltre, mette in risalto le incongruenze delle risoluzioni sugli Obiettivi di sviluppo del terzo millennio (Millennium Development Goals) che non tengono minimamente conto delle aspettative dei popoli indigeni. Prefazione di Antonella Cordone e Francesco Martone.
Pax mafiosa o guerra? A venti anni dalle stragi di Palermo
Vincenzo Scotti
Libro: Libro in brossura
editore: Eurilink University Press
anno edizione: 2012
pagine: 381
Fin dall'Unificazione le strategie dello Stato Italiano per combattere la mafia hanno oscillato tra il "convivere" e la messa in campo di "azioni di guerra", mirate a combattere Cosa Nostra e a estirpare la cultura mafiosa diffusa in vaste aree del Mezzogiorno d'Italia. Al di là delle due condizioni estreme, si è determinata, spesso, una zona grigia nella quale si esprimeva l'intensità dello "scambio" tra mafia, società e politica. Oggi si parla sempre più insistentemente della possibilità che, agli inizi degli anni novanta e nel pieno di una "guerra" contro la mafia, vi sarebbero stati tentativi di una vera e propria "trattativa" tra rappresentanti dello Stato e la mafia. E il tema dei rapporti tra Stato e mafia è diventato, alla luce delle inchieste della Magistratura, di nuova stringente attualità. Con il suo libro, Vincenzo Scotti, che è stato uno dei protagonisti della politica italiana nella stagione segnata dalle stragi di mafia, cerca di far comprendere quello che ha conosciuto e ha fatto nell'esercizio delle proprie responsabilità, interpretando, in modo rigoroso, i fatti accaduti attraverso documenti, analisi e valutazioni riferite a quel preciso periodo storico. Si confrontano, oggi, due possibili letture: quella giudiziaria e quella storico-politica. Il libro di Vincenzo Scotti, lasciando alle indagini dei giudici la responsabilità della prima, affronta la lettura storico-politica e il conseguente giudizio sul comportamento delle Istituzioni e della politica.
La dissipazione. Venti anni di piccoli e grandi sprechi nel Belpaese
Bruno Taralletto
Libro: Libro in brossura
editore: Eurilink University Press
anno edizione: 2010
pagine: 256
Questo libro è stato scritto nella sua stesura originale tra il 1992 e il 1994. L'autore lo ha opportunamente aggiornato con le necessarie integrazioni fino ai nostri giorni. Vede la luce solo oggi in quanto all'epoca fu "rifiutato" da diversi editori perché troppo "aggressivo". La denuncia che il libro contiene degli sprechi nel Belpaese era in sostanza prematura, non in linea con il conformismo che al tempo governava. Oggi i tempi sono maturati e forte spira si vento dell'antipolitica. Rimane all'autore il rammarico non del tutto sopito di questa uscita ritardata per la responsabilità di qualche pavido editore. Nel frattempo sono usciti diversi libri che hanno trattato il tema degli infiniti sprechi operati soprattutto da parte della cattiva politica. Il libro non contiene solo le dissipazioni del "tesoretto" pubblico da parte della classe politica, ma allarga il raggio della sua osservazione anche ad altri settori della vita pubblica e privata, pur se l'autore sa bene che per questo ennesimo assalto alla diligenza poco o nulla si modificherà nelle cattive gestioni della cosa pubblica e nell'operoso malcostume; che è congenito alla vita stessa della politica che trova negli sprechi non solo i suoi privilegi, ma soprattutto il modo di finanziare i costi deila politica medesima. Qualcuno definisce questi sprechi i costi inevitabili della democrazia, ma se si guarda bene chi ne è l'incauto autore si scopre che si tratta degli stessi uomini politici, cioè la casta...
Processo ai nemici di Israele. Critiche alle tesi di Jimmy Carter e ai detrattori che ostacolano il cammino verso la pace
Alan M. Dershowitz
Libro: Libro in brossura
editore: Eurilink University Press
anno edizione: 2009
pagine: 307
Chi sono i più pericolosi nemici di Israele? Alan Dershowitz sostiene non siano solo Hamas o gli altri terroristi palestinesi. In questo appassionato libro, l'autore sfida quelli che ritiene siano la vera minaccia per l'esistenza di Israele, tra cui Jimmy Carter e altri intellettuali o politici occidentali che presentano Israele come un regime di apartheid, non dissimile da quello che crearono i bianchi nel Sudafrica. Stephen Walt e John Mearsheimer, che rappresentano i nemici-accademici di Israele, e alcuni gruppi religiosi, come la Chiesa presbiteriana, accusano Israele di violazioni dei diritti umani, mentre l'Iran, guidato da Mahmoud Ahmadinejad, contesta le ragioni stesse dell'esistenza di uno Stato ebraico, adombrando lo spettro nucleare. In un momento in cui il futuro di Israele sembra essere sempre più a repentaglio, Dershowitz dimostra che questi nemici di Israele sono i veri avversari della pace, che mettono in pericolo non solo Israele, ma tutto il mondo. Anche se Carter riceve un'attenzione critica approfondita, l'autore prende in considerazione altri "nemici": da Noam Chomsky e Patrick Buchanan a Hezbollah e al governo iraniano. Con la precisione di un attento osservatore e con l'approccio rigoroso di un avvocato esperto, Alan Dershowitz presenta le dichiarazioni dei suoi avversari con le loro stesse parole inserite nel giusto contesto, evidenziando le contraddizioni che portano i detrattori di Israele a non arrivare mai a una conclusione logica e definitiva delle tesi sostenute. Ciò, comunque, non annulla la pericolosità delle tesi esposte, che sollecitano divergenti interpretazioni all'interno dello stesso mondo ebraico sul processo di pace e sulla necessità di consolidarla con la creazione di un autonomo Stato palestinese.