Libri di Dario Antiseri
L'agonia dei partiti politici
Dario Antiseri
Libro
editore: Rubbettino
anno edizione: 1999
pagine: 68
Come si ragiona in filosofia. E perché e come insegnare storia della filosofia
Dario Antiseri
Libro: Libro in brossura
editore: Scholé
anno edizione: 2025
pagine: 192
Se le teorie scientifiche sono razionali in quanto controllabili, cioè falsificabili tramite il ricorso ai fatti, che ne è delle teorie filosofiche le quali sono invece fattualmente infalsificabili? Questo interrogativo nevralgico costituisce il nucleo intorno al quale si svolgono le argomentazioni del volume. Argomentazioni tese a individuare, sulla scia del razionalismo critico, precisi criteri per la valutazione e la scelta di teorie filosofiche razionali e che, pertanto, non navigano nei gorghi della più arbitraria soggettività. All'interno di questo orizzonte, l'Autore si impegna in utili considerazioni su come e perché insegnare storia delle idee filosofiche.
L'invenzione cristiana della laicità
Dario Antiseri
Libro: Libro in brossura
editore: Rubbettino
anno edizione: 2017
pagine: 144
La Grecia ha passato all'Europa l'idea di razionalità come discussione critica -e di conseguenza, per dirla con P.S. Shelley "noi tutti siamo Greci". Ma non fu la Grecia a passare all'Europa i suoi dei. Il Dio delle popolazioni europee è il Dio della Bibbia e del Vangelo, è il Dio che relativizza il potere politico e, insieme, desacralizza, "mortifica" la natura rendendola disponibile - non essendo più sacra e quindi intoccabile - alla manipolazione e all'indagine scientifica in una misura prima impensabile. La laicità dello Stato, laico perché non più assoluto; e la secolarizzazione, con una natura non più sacra e una Terra abitata da uomini fallibili: sono due realtà strettamente connesse al messaggio della Bibbia e del Vangelo. Per questo non si può dare torto a Th. S. Eliot quando afferma che "se il Cristianesimo se ne va, se ne va tutta la nostra cultura. E allora si dovranno attraversare molti secoli di barbarie".
Democrazia avvelenata
Dario Antiseri, Enzo Di Nuoscio, Flavio Felice
Libro: Copertina morbida
editore: Rubbettino
anno edizione: 2018
pagine: 189
Le democrazie contemporanee non godono di buona salute. Già minacciate dal progressivo indebolimento della politica prodotto dalla spietata competizione globale, oggi devono fare i conti con un nuovo spettro: diventare la "democrazie del pubblico". Nella società dei nuovi media i cittadini rischiano di trasformarsi in un "pubblico" sempre più passivo, acritico, influenzabile, con scarse possibilità controllare le informazioni, senza occasioni di confronto critico, piuttosto istintivo nei giudizi e quindi con basse difese immunitarie per difendersi dalle tante forme di manipolazione e da populisti e imbonitori sempre in agguato, soprattutto nei momenti di crisi. Contro tale preoccupante degenerazione, questo volume propone una difesa filosofica, storica, sociologica ed economica della democrazia, intesa come "società aperta", fondata sulla discussione critica, che trova le sue origini nella filosofia greca e nella tradizione cristiana. Per far fronte alle sfide del terzo millennio, è questa la tesi degli autori, la democrazia ha bisogno di una articolazione poliarchica, di istituzione inclusive, di uno Stato in grado di regolare i processi economici e di garantire le libertà dai nuovi nemici e i diritti sociali dalle nuove disuguaglianze. Per le sorti della democrazia diventa inoltre decisivo che il cittadino democratico, soprattutto attraverso gli studi umanistici, acquisisca quella capacità critica e quella autonomia di giudizio che rappresentano gli anticorpi necessari affinché il "demos" non sia declassato a "pubblico" e la "democrazia dei cittadini" possa trovare nuovo slancio nel mondo globalizzato.
Lettera ai politici sulla libertà di scuola
Dario Antiseri, Anna Monia Alfieri
Libro: Copertina morbida
editore: Rubbettino
anno edizione: 2018
pagine: 120
«I genitori hanno diritto di priorità nella scelta del genere di istruzione da impartire ai loro figli». È questo il principio stabilito nell'Articolo 26 della Dichiarazione universale dei diritti umani (1948), principio che l'Unione Europea ha fatto proprio, con tutta chiarezza, nel 1984 con la Risoluzione sulla libertà di insegnamento, che all'art. 1, comma 6 dichiara: «La libertà di insegnamento e di istruzione deve essere garantita»; comma 7: «La libertà di insegnamento e di istruzione comporta il diritto di aprire una scuola e svolgervi attività didattica»; comma 8: «Gli istituti di insegnamento fondati per libera iniziativa, che soddisfino alle condizioni oggettive indicate dalla legge per il rilascio dei diplomi, sono riconosciuti dallo Stato. Essi attribuiscono i medesimi titoli delle scuole statali»; comma 9: «Il diritto alla libertà di insegnamento implica per sua natura l'obbligo per gli Stati membri di rendere possibile l'esercizio di tale diritto anche sotto il profilo finanziario e di accordare alle scuole le sovvenzioni pubbliche necessarie allo svolgimento dei loro compiti e all'adempimento dei loro obblighi in condizioni uguali a quelle di cui beneficiano gli istituti pubblici corrispondenti, senza discriminazione nei confronti dei gestori, dei genitori, degli alunni e del personale». Ebbene, in Italia - a differenza degli altri Paesi europei - il principio-diritto della libertà di scelta della scuola è sistematicamente ignorato: la scuola libera è solo libera di morire. Con grave danno della stessa scuola statale, e ciò per la semplice ragione - sono, queste, parole di Gaetano Salvemini - che «la scuola pubblica non avrebbe molto da guadagnare dalla scomparsa della scuola privata», giacché questa «può rappresentare sempre un pungiglione ai fianchi della scuola pubblica, e obbligarla a perfezionarsi, senza tregua, se non vuole essere vinta e sopraffatta». Eliminare l'introduzione di linee di competizione nel nostro sistema formativo significa illudersi di poter fare a meno di quella grande macchina di scoperta del nuovo da cui poi poter scegliere il meglio. E, infine, ma prima di ogni altra considerazione, un ineludibile interrogativo: uno Stato nel quale un cittadino deve pagare per conquistarsi un pezzo di libertà è ancora uno Stato di diritto? Da qui l'urgenza di sottoporre all'attenzione dei politici - e in special modo dei nostri governanti, degli insegnanti e delle famiglie argomenti relativi alle ragioni della libertà di scuola e a concrete e ragionate proposte per realizzarla.
Come lavora uno storico
Carl Gustav Hempel, Dario Antiseri
Libro: Libro in brossura
editore: Armando Editore
anno edizione: 2018
pagine: 112
Come lavora uno storico? Qual è lo statuto epistemologico di questa disciplina? E possibile dare una spiegazione storica scientifica? Quand'è che un fatto diventa un "fatto storico"? Che ruolo giocano le filosofie e le teologie della storia nel lavoro concreto dello storico? Come distinguere in un'opera storica la potenzialità della faziosità? A queste domande tanto Carl Gustav Hempel quanto Dario Antiseri forniscono, nei saggi contenuti nel presente volume, risposte chiarificanti. In tempi di grande attenzione da parte del mondo della scuola verso la storia e verso soprattutto la storia del Novecento, è quanto mai opportuno avere ben distinte le regole che reggono il gioco della scienza da quelle che regolano il gioco dell'ideologia al fine di confondere descrizioni con esclamazioni, la parzialità (che è una caratteristica ineliminabile di ogni spiegazione storica) con la faziosità (che è propria delle interpretazioni ideologiche per le quali la prospettiva scelta è l'unica e, in assoluto, la migliore).
La società aperta e i suoi nemici
Karl R. Popper
Libro: Libro in brossura
editore: Armando Editore
anno edizione: 2018
pagine: 954
Questa edizione unisce, in un unico tomo, i due volumi de "La società aperta e i suoi nemici", uno dei grandi classici del Novecento e una difesa appassionata della democrazia dai suoi nemici, quali Platone, Hegel e Marx. Secondo Popper, Platone fu un grande uomo. Ma i grandi uomini possono commettere grandi errori. E il grande errore di Platone fu quello di aver teorizzato la "società chiusa": «Platone fu costretto a combattere il libero pensiero e il perseguimento della verità; fu indotto a difendere la menzogna, i miracoli politici, la superstizione dei tabù, la soppressione della verità e, alla fine, la violenza brutale». Per tutto ciò, «la lezione che noi [...] dovremmo apprendere da Platone è esattamente l'opposto di quanto egli vorrebbe insegnarci. È una lezione che non deve essere dimenticata. Per quanto eccellente fosse la sua diagnosi sociologica, lo sviluppo stesso di Platone dimostra che la terapia che raccomandava è peggiore del male che tentava di combattere». Anche nei confronti di Marx, Popper è stato forse il più acuto e tenace critico. Le sue argomentazioni hanno devastato il materialismo storico e quello dialettico ed hanno inoltre dimostrato che il pensiero marxista contraddice il canone principale della ricerca scientifica: quello di accettare confutazioni. «Il marxismo, oggi, non è più scienza; e non lo è poiché ha infranto la regola metodologica per la quale noi dobbiamo accettare la falsificazione, ed ha immunizzato se stesso contro le più clamorose confutazioni delle sue predilezioni. Da allora esso può venir descritto solo come non-scienza, come un sogno metafisico, se volete, congiunto con una realtà crudele».
Karl Popper. La ragione nella politica
Dario Antiseri
Libro: Copertina morbida
editore: Rubbettino
anno edizione: 2018
pagine: 61
«Dovremmo tentare di occuparci di politica - afferma Popper - al di fuori della polarizzazione sinistra-destra». Ma, allora, che fare? «È un fatto, neppure molto strano - fa egli presente -, che non è particolarmente difficile mettersi d'accordo in una discussione sui mali più intollerabili della società e sulle riforme sociali più urgenti. Un tale accordo si può raggiungere molto più facilmente che non su particolari forme ideali di vita sociale. Quei mali, infatti, ci stanno di fronte qui ed ora. Si può averne esperienza, e li esperimentano ogni giorno molte persone immiserite e umiliate dalla povertà, dalla disoccupazione, dalle persecuzioni, dalla guerra e dalle malattie [...]. Possiamo imparare dando ascolto alle esigenze concrete, cercando pazientemente di valutarle nel modo più imparziale e considerando i modi per soddisfarle senza creare mali peggiori». Di conseguenza: «Non mirare a realizzare la felicità con mezzi politici. Tendi piuttosto ad eliminare le miserie concrete. O, in termini più pratici, lotta per l'eliminazione della povertà con mezzi diretti, assicurando che ciascuno abbia un reddito minimo. Oppure lotta contro le epidemie e le malattie erigendo ospedali e scuole di medicina. Combatti l'ignoranza al pari della criminalità [...]. Non permettere che i sogni di un mondo perfetto ti distolgano dalle rivendicazioni degli uomini che soffrono qui ed ora». Introdurre "ragione" e "ragionevolezza" nella teoria e nella pratica della politica: in questo è consistito l'impegno di Popper - impegno raramente compreso, e da più parti, come anche dimostra la recezione del suo pensiero in Italia: tra marxisti ostili, crociani diffidenti e cattolici indifferenti.
L'anima greca e cristiana dell'Europa
Dario Antiseri
Libro: Libro in brossura
editore: La Scuola SEI
anno edizione: 2018
pagine: 96
È stata la Grecia a passare all'Europa l'idea di razionalità come discussione critica. Per questo, se è nel giusto P.B. Shelley a dire che «noi tutti siamo greci», ha però altrettanto ragione B. Croce a sostenere che «non possiamo non dirci cristiani». L'Europa, infatti, come ha scritto S. de Madariaga, «È socratica nella sua mente e cristiana nella sua volontà». Di qui l'ammonimento di T.S. Eliot: «Se il cristianesimo se ne va, se ne va tutta la nostra cultura; e allora si dovranno attraversare molti secoli di barbarie».
Credere. Dopo la filosofia del XX secolo
Dario Antiseri
Libro: Copertina morbida
editore: Armando Editore
anno edizione: 2018
pagine: 128
Questo libro nasce dall'intento dell'autore di fissare idee oggetto di non poche discussioni con persone - colleghi, allievi, amici - incontrate in tanti anni di insegnamento e di partecipazione a convegni dedicati a temi di filosofia della religione e, in particolar modo, ai rapporti tra ragione scientifica e filosofica e fede religiosa. Dunque: un lavoro concepito come una specie di lettera agli amici in cui da una parte tornare sull'idea che la fede è possibile solo in un universo della contingenza e dall'altra mostrare le difficoltà non evitabili della scelta atea. Se non hai dubbi, non hai fede - grandi mistici hanno sperimentato "la notte dell'anima". Ma l'ateo può dire che la sua è una vita vissuta alla luce della verità, di una verità non incrinata da alcun dubbio, non offuscata da nessuna ombra? L'ateo, soprattutto quando si mostra troppo sicuro di sé (e il caso non è raro), usa al meglio la sua ragione o ne abusa? Ha argomenti davvero convincenti in grado di cancellare ogni traccia di "mistero"? "Io non mi considero un uomo di fede. Mi considero un uomo di ragione, di una ragione piccola piccola, che non ha niente a che vedere con gli 'assoluti terrestri', ma è aperta al mistero, esattamente come qualsiasi uomo religioso". Questo scriveva Norberto Bobbio ad Antiseri in una lettera del 18 dicembre 1999. La realtà è che, se è vero che "la grande filosofìa è scomparsa" e che abbiamo assistito al "fallimento dei grandi racconti", rimane e riemerge, irreprimibile, la grande domanda sul senso della vita, della storia degli uomini, dell'universo intero. E l'esigenza di una risposta a queste domande c'è, queste domande ci sono. "Il che spiega - è ancora Bobbio a parlare - la forza della religione. Non è sufficiente dire: la religione c'è ma non dovrebbe esserci. C'è: perché c'è? Perché la scienza dà risposte parziali e la filosofia pone solo domande senza dare risposte". E "proprio perché le grandi risposte non sono alla portata della nostra mente, l'uomo rimane un essere religioso, nonostante tutti i processi di demitizzazione, di secolarizzazione, tutte le affermazioni della morte di Dio, che caratterizzano l'età moderna e ancor più quella contemporanea".
Le categorie
Aristotele
Libro: Libro in brossura
editore: La Scuola SEI
anno edizione: 2017
pagine: 160
«Sostanza nel senso più fondamentale, proprio e principale del termine, è quella che né si dice di qualche soggetto né è in qualche soggetto: per esempio, un determinato uomo o un determinato cavallo. Sostanze seconde si chiamano invece le specie in cui sussistono quelle che si dicono sostanze prime, ed oltre alle specie i generi di queste: per esempio, un uomo determinato sussiste nella specie uomo ed il genere di questa specie è animale. Queste, dunque, – come uomo e animale – si chiamano sostanze seconde». «Senza dubbio è difficile fare affermazioni decise per queste cose, senza avervi a più riprese portato sopra l’attenzione. Ma certamente non è inutile l’aver sollevato varie questioni su ciascuno di questi punti». «Le categorie possono essere viste come l’inventario della ricchezza raggiunta dallo spirito umano in un certo stadio della sua storia. Oggi, l’etnolinguistica ha rilanciato in mano ai filosofi il problema delle categorie. Ed è secondo questo spirito che io credo si debbano rileggere le Categorie di Aristotele. Spesso in filosofia ci si diletta nel celebrare le funzioni dei defunti, senza nemmeno sospettare quali grossi problemi teorici si nascondano, al di là delle pur rilevanti questioni storico-filologiche, in un trattatello come le Categorie di Aristotele. Pertanto, se si ritorna a leggere le Categorie, lo si fa perché è un problema teorico che ci sta a cuore, e non una cerimonia.» (Dario Antiseri)
Liberalismo politico. Liberalismo economico
Friedrich A. von Hayek, Ludwig von Mises
Libro: Libro in brossura
editore: Rubbettino
anno edizione: 2017
pagine: 112
Fu soltanto nel “Handwoerterbuch der Sozialwissenschaften” - la prima imponente opera collettiva in 12 tomi progettata e realizzata in Germania negli anni 1956-1965 dopo la catastrofe del regime nazionalsocialista - che i due grandi esuli della scuola marginalista austriaca, von Hayek e von Mises, introdussero per la prima volta in una Enciclopedia di scienze economico-sociali tedesca le due voci, distinte ma organicamente interconnesse, di “liberalismo politico” e “liberalismo economico”, restituendo loro quella piena autonomia concettuale ed espositiva che una lunga tradizione enciclopedica di impostazione social-storicista aveva negato omettendone persino i termini, sostituiti con quelli riduttivi di “dottrina libero-scambista” e “scuola manchesteriana”, oppure ricondotti nell’alveo dei concetti generali di “individualismo” e “interesse personale”. A integrazione necessaria delle due voci magistrali mai tradotte in italiano, sono state qui aggiunte le voci altrettanto illuminanti “Scuola di Vienna” di von Hayek, e “mercato” di von Mises. I testi sono accompagnati dai saggi dei due curatori. Nei primi due viene esposto in maniera essenziale l’itinerario intellettuale dei due autori; nel terzo si pone l’attenzione sul continuativo - e poco esplorato - rapporto degli esponenti della scuola marginalista austriaca con le enciclopedie delle scienze economico-sociali.