Libri di Jacques Rancière
Béla Tarr. Il tempo del dopo
Jacques Rancière
Libro: Libro in brossura
editore: Bietti
anno edizione: 2022
pagine: 100
Da "Nido familiare" (1979) a "Il cavallo di Torino" (2011) - dichiarato dal regista il suo ultimo film - Béla Tarr ha forgiato un universo cinematografico innervato da un'inesausta tensione esplorativa. Dopo il fallimento dell'Ungheria socialista, analizzata attraverso lunghi primi piani e riprese febbrili, la riflessione si fa metafisica, abbraccia la dimensione umana della storia e trova nel piano sequenza la sua rappresentazione ideale. Nella prima monografia francese dedicata al cineasta ungherese Rancière indaga con una prosa immediata e vitale, dal punto di vista formale oltre che drammaturgico, le sequenze più esaustive di film come Le armonie di Werckmeister, e compone il ritratto poetico di uno dei maggiori registi contemporanei.
Il destino delle immagini
Jacques Rancière
Libro: Libro rilegato
editore: Pellegrini
anno edizione: 2007
pagine: 200
"Uno dei segni di ciò che si è chiamato modernità è stato il superamento della grande tradizione dell'estetica classica, che, a partire da Aristotele, è nata e si è sviluppata sotto il segno delle "poetiche". Questa tradizione ha definito un "regime mimetico" dell'arte1, fondato sul rapporto fra costruzione dell'intreccio, mythos, e azione, praxis, il primo essendo pensabile proprio come mímesis praxeos. Il regime mimetico dell'arte ha contrassegnato tutta l'estetica classica perché fondato su una concezione della forma come principio attivo da applicare alla passività della materia. Questo modello classico dell'attività dell'idea (e della sua dicibilità), e della ricettività della materia (e della sua visibilità), ha avuto diverse "riprese" in questo secolo, anche da parte di filosofi che si sono occupati occasionalmente di cinema. Tra gli altri, è sufficiente pensare alla ripresa di Aristotele operata da Galvano della Volpe nel Verosimile filmico, incentrata sulla "discorsività" delle immagini, o alla matrice platonica della concezione di Alain Badiou del cinema come "luogo" di "visitazione" dell'idea". (da "Il regime estetico delle immagini" di Roberto De Gaetano).
La favola cinematografica
Jacques Rancière
Libro: Libro in brossura
editore: Edizioni ETS
anno edizione: 2006
pagine: 253
"Un tale modo di comporre una favola tramite un'altra è tutt'altro che l'idea di un'epoca: si tratta piuttosto di un dato costitutivo del cinema come esperienza, come arte e come idea d'arte. Ma al contempo si tratta anche di un dato che pone il cinema in una continuità contraddittoria con l'insieme di un regime dell'arte. Creare un film con il corpo di un altro, è quel che, da Epstein ai giorni nostri, non hanno mai smesso di fare i tre personaggi che il cinema mette in gioco: i cineasti che "mettono in scena" delle sceneggiature alle quali talvolta non partecipano in alcun modo, gli spettatori il cui cinema è composto di ricordi sovrapposti, i critici e i cinefili che compongono un'opera di pure forme plastiche con il corpo di una fiction commerciale. Ed è anche quel che fanno gli autori delle due grandi summe che hanno voluto riassumere la potenza propria del cinema: i due volumi di "Cinema" di Deleuze, e gli otto episodi di "Histoire(s) du Cinéma" di Godard". (Jacques Rancière)
Il maestro ignorante
Jacques Rancière
Libro
editore: Mimesis
anno edizione: 2008
pagine: 148
"Tutte le intelligenze sono uguali", dichiara nel XIX secolo Joseph Jacotot, rivoluzionario francese esule in Belgio. Riprendendo questo principio Jacques Rancière delinea in questo libro la possibilità dell'esistenza dì una politica di emancipazione sottratta alla sfera dello Stato. Il volume è un'avventura intellettuale che si interroga sull'importanza della mente e dell'intelligenza individuale nella politica.
La partizione del sensibile. Estetica e politica
Jacques Rancière
Libro: Libro in brossura
editore: DeriveApprodi
anno edizione: 2022
pagine: 80
Jacques Rancière è il filosofo a noi contemporaneo che più di tutti ha saputo articolare una riflessione insieme estetica e politica. Ormai considerato a livello internazionale tra i più acuti «critici» dello sguardo sull’arte e sul cinema, il suo approccio si allontana da ciò che normalmente si intende per relazione arte/politica. Non il contenuto politico dell’arte, né tantomeno la sua forma. Piuttosto, una riflessione che parte da ciò che questi due ambiti condividono nelle loro premesse: lo statuto della visibilità. Sia per la politica che per l’estetica la questione è infatti la capacità di ridisegnare lo spazio della percezione, facendo «vedere» ciò che prima non lo era. È ciò che accade con Gezi Park o le primavere arabe quando improvvisamente «si vedono» generazioni di giovani sull’altra sponda del Mediterraneo; è ciò che accade con un film di Bela Tarr o un’opera di Alfredo Jarr. La politica si configura allora come una disciplina e una pratica in tutto e per tutto estetica, ovvero capace di mutare il modo in cui guardiamo, sentiamo e percepiamo. Questo è il materialismo della sensazione di un filosofo mondialmente acclamato.
Ai bordi del politico
Jacques Rancière
Libro: Libro in brossura
editore: Cronopio
anno edizione: 2011
pagine: 213
La politica non è l'esercizio del potere. La politica deve essere definita di per sé, come un modo di agire specifico messo in atto da un soggetto proprio e derivante da una razionalità propria. È la relazione politica che permette di pensare il soggetto politico e non l'inverso. Identificare la politica con la lotta per la conquista e la pratica del potere significa perdere di vista la politica. Ma ugualmente si manca la politica se la si concepisce come una teoria del potere o una ricerca del fondamento delia sua legittimità. Se la politica è qualcosa di specifico, e non solo un modo di aggregazione più considerevole o una forma di potere che si distingue per il suo modo di legittimazione, è per il fatto che essa identifica un soggetto che le è proprio come un modo di relazione che la definisce in quanto tale. E ciò che dice Aristotele quando, nel libro I della Politica, distingue da tutti gli altri il comando politico come comando su eguali, oppure quando nel libro III definisce il cittadino come "colui che può comandare ed essere comandato". Il tutto della politica consiste in questa relazione specifica, un prendere parte che bisogna interrogare quanto a senso e condizioni di possibilità.
L'odio per la democrazia
Jacques Rancière
Libro: Copertina morbida
editore: Cronopio
anno edizione: 2011
pagine: 116
"La società ineguale non porta nel suo grembo nessuna società dell'uguaglianza. La società dell'uguaglianza è solo l'insieme delle relazioni egualitarie che si tracciano qui e ora attraverso atti singolari e precari. La democrazia è nuda nel suo rapporto col potere della ricchezza e col potere della filiazione che oggi lo asseconda o lo sfida. Non è fondata in nessuna natura delle cose e non è garantita da nessuna forma istituzionale. Non è portata da nessuna necessità storica e non ne porta nessuna. È affidata solo alla costanza dei propri atti. La cosa non può non fare paura e quindi suscita odio in chi è abituato a esercitare il magistero del pensiero. Ma in chi sa condividere con chiunque il potere uguale dell'intelligenza può suscitare coraggio, e quindi gioia." (Jacques Rancière)
Scarti. Il cinema tra politica e letteratura
Jacques Rancière
Libro: Libro in brossura
editore: Pellegrini
anno edizione: 2013
pagine: 200
"Un giorno mi è capitato di ricevere un premio. Era la prima volta dai tempi lontani in cui avevo finito il liceo. E per di più questo premio veniva dall'Italia. Questa congiuntura mi sembrò rivelare qualcosa del mio rapporto con il cinema: in diversi modi questo paese aveva contato nel mio apprendistato della settima arte: C'era Rossellini, certo, e quella sera dell'inverno del 1964 in cui Europa '51 mi aveva sconvolto..."
L'inconscio estetico
Jacques Rancière
Libro: Libro in brossura
editore: Mimesis
anno edizione: 2016
pagine: 90
Ciò che rende possibile e pensabile la teoria freudiana è, secondo Rancière, una riconfigurazione dell'ordine simbolico che si verifica nel contesto dell'idealismo tedesco, quando, specialmente con Hegel, il sensibile si fa manifestazione (sintomo) dell'Idea e il pensiero si inscrive nell'empiria. A ben vedere, l'inconscio estetico è anche ciò che sta a monte dell'intera riflessione politologica di Rancière: la "rivoluzione estetica" produce uno spazio materiale e simbolico i cui caratteri sono quella confusione e indistinzione alla cui rimozione la filosofia politica, sin dalla sua fondazione platonica, si era dedicata.
Il disaccordo
Jacques Rancière
Libro: Libro in brossura
editore: Meltemi
anno edizione: 2016
pagine: 150
La filosofia politica esiste? Una domanda simile sembrerebbe inopportuna: innanzitutto perché la riflessione sulla comunità, sulla legge e sul suo fondamento si trova all'origine della nostra tradizione filosofica, e non ha mai smesso di animarla; e poi perché, da qualche tempo, la filosofia politica va affermando a gran voce il suo ritorno. Ma questa filosofia politica "ritrovata" non sembra affatto spingere la sua riflessione al di là di ciò che gli amministratori dello Stato possono argomentare sulla democrazia e sulla legge, sul diritto e sullo Stato di diritto. In sostanza, tutto quello che sembra in grado di garantire è la comunicazione tra le dottrine classiche e le ordinarie forme di legittimazione degli Stati democratico-liberali. L'espressione "filosofia politica", sostiene Jacques Rancière, non definisce un ambito specifico della filosofia. Piuttosto, designa il terreno di un incontro polemico in cui si manifesta il vero paradosso della politica: l'essere priva di un fondamento autonomo. C'è politica solo perché nessun ordine sociale è fondato in natura e nessuna legge divina può mettere ordine nelle società umane. Questa è la lezione offerta da Platone. La politica nasce infatti nel momento storico in cui il popolo mette in crisi l'ordine naturale del dominio e include nella legge il principio di uguaglianza. Ma è intorno a questa uguaglianza che matura il dissenso. In cosa vi è o non vi è uguaglianza? E tra chi e chi? È qui, su questa logica del disaccordo, lontana tanto dalla discussione consensuale quanto dal torto assoluto, che si forma la filosofia politica: essa inizia nel momento in cui la filosofia accoglie la difficoltà, l'aporia, o il disagio della politica, inizia con il ripudio platonico dell'apparenza, del disinganno e delle controversie caratteristiche della democrazia, e la rivendicazione di una politica "fondata sulla verità". Bisognerà allora chiedersi quali trasformazioni abbia subito il regime della verità dall'archi-politica platonica alla meta-politica marxista, e quali siano stati gli effetti di tali mutamenti sulla pratica politica fino ai nostri giorni.
Aisthesis. Scene del regime estetico dell’arte
Jacques Rancière
Libro: Libro in brossura
editore: Orthotes
anno edizione: 2017
pagine: 316
Che cosa intendiamo oggi quando parliamo di arte? Con Aisthesis, Jacques Rancière esplora alcuni momenti cruciali che hanno modificato profondamente le categorie interpretative e le pratiche artistiche dell’età moderna, definendo l’attuale regime estetico dell’arte. Lo stupore di Winckelmann di fronte al Torso del Belvedere, una visita di Hegel al museo, una serata trascorsa da Mallarmé alle Folies Bergère, una conferenza di Emerson, una mostra a Parigi o uno spettacolo a Mosca, ma anche l’avvento del cinema e oscuri reportage letterari sui braccianti dell’Alabama: quattordici scene, dalla Dresda del 1764 alla New York del 1941, per raccontare come una statua mutilata possa diventare un’opera perfetta, un mendicante sporco la raffigurazione dell’ideale, un mobile un tempio, una scala un personaggio, le circonvoluzioni di un velo una cosmogonia e il montaggio frenetico dei gesti la realizzazione estetica di un principio di uguaglianza. Smarcandosi dalle ricostruzioni ideologiche ed epocali del Novecento, Aisthesis traccia una controstoria della modernità artistica in cui riemerge un dialogo sotterraneo e a lungo perduto tra l’arte e l’orizzonte comune della vita sensibile.
Insegnamento universale: lingua materna
Joseph Jacotot
Libro: Libro in brossura
editore: Eutimia
anno edizione: 2019
pagine: 328
Nel 1818, Joseph Jacotot fugge in esilio in Belgio. Qui, a Lovanio, fa l'esperienza di insegnare ciò che egli stesso non sa. Ne ricava un metodo, di cui questo volume, pubblicato per la prima volta nel 1823, costituisce la prima e fondamentale tappa. La prefazione di Jacques Rancière, a cui va il merito di averlo riportato all'attenzione, chiarisce come la non-pedagogizzata lingua materna che è oggetto di questo libro non sia altro che la lingua dell'emancipazione. L'introduzione del curatore cerca di aprire qualche possibile pista di ricerca per il lettore che può finalmente confrontarsi con una traduzione italiana dell'opera di Jacotot. Prefazione di Jacques Rancière.