Tra il 1904 e il 1905, mentre è in esilio volontario sul continente, Joyce scrive i quindici racconti di “Gente di Dublino” che, pubblicati in raccolta nel 1914, lo riveleranno per la prima volta al pubblico dei critici e dei lettori come giovane narratore di talento. Con una sensibilità e un'eleganza che sono già quelle di un grande scrittore, egli indaga partecipe le esistenze della gente d'Irlanda sullo sfondo di una Dublino "cara e sporca", tragica e fatale nel suo immobilismo stagnante che soffoca ogni desiderio generando solitudine e frustrazioni. Sono storie appena sussurrate, senza inizio e senza fine, senza eroi né intreccio, dove ogni personaggio porta il contributo della propria unicità all'affresco corale. Ma questo mondo piccolo-borghese rappresentato con tratti realistici è anche un microcosmo simbolico costruito per epifanie, come magistralmente testimonia il celeberrimo racconto di chiusura, ‘I morti’, emblematico dramma di un fragile matrimonio vissuto all'ombra di un malinconico segreto.
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Gente di Dublino
| Titolo | Gente di Dublino |
| Autore | James Joyce |
| Introduzione | Nemi D'Agostino |
| Traduttori | Marco Papi, Emilio Tadini |
| Argomento | Narrativa Narrativa classica (prima del 1945) |
| Collana | I grandi libri |
| Editore | Garzanti |
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| Pagine | XXX-256 |
| Pubblicazione | 07/2017 |
| Numero edizione | 23 |
| ISBN | 9788811811596 |

