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Iannis Xenakis: Le Corbusier, architettura, musica, pensieri. Nel centenario della nascita

Iannis Xenakis: Le Corbusier, architettura, musica, pensieri. Nel centenario della nascita
Titolo Iannis Xenakis: Le Corbusier, architettura, musica, pensieri. Nel centenario della nascita
Autore
Argomento Arti, cinema e spettacolo Architettura
Collana Arti visive, architettura e urbanistica
Editore Gangemi Editore
Formato
Formato Libro Libro: Libro in brossura
Pagine 176
Pubblicazione 11/2022
ISBN 9788849245578
 
24,00

 
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Questo saggio, pubblicato in occasione del centenario della nascita, rende omaggio alla figura di Iannis Xenakis, sospesa tra architettura, musica, ingegneria, matematica e filosofia. La sua attività è pressoché impossibile da suddividere in comparti in quanto è costante la presenza di elementi musicali applicati in architettura come nel caso dei "pans de verre ondulatoires", concretizzati in particolar modo sulle facciate del convento de La Tourette. Nonostante ciò la vita di Xenakis-architetto va divisa in due fasi, la prima delle quali (1947-59), coincide con il lungo periodo in cui lavora nell'atelier di Le Corbusier, offrendo importanti contributi, in particolare al Padiglione Philips di Bruxelles. Il secondo periodo inizia il 31 agosto 1959 quando lo stesso Le Corbusier lo allontana per sempre dallo studio. Torna allora prepotente la musica, acustica ed elettronica, ma Xenakis non abbandona l'architettura, progettando case per amici musicisti e per la sua famiglia nonché partecipando al concorso per la Cité de la Musique di Parigi, la più grande delusione professionale. In questo periodo Xenakis produce anche riflessioni teoriche come la "Città cosmica per cinque milioni d'abitanti", concepita in alternativa all'intero paradigma della linea retta adottato dal Movimento Moderno, realizzando inoltre i "Polytopes", straordinari allestimenti per spettacoli di luci e suoni. Non più sorretto da un maestro come Le Corbusier nel cui studio era libero di sperimentare forme e programmi, il lavoro di Xenakis diviene principalmente immaginario - come dimostra la "visione" di Città Cosmica - ma la sua creatività resta definitivamente «una provocazione permanente, un invito a giocare con lo spazio» (Sterken).
 
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