Bollati Boringhieri: Nuova cultura
L'arte di costruire
Leon Battista Alberti
Libro: Libro in brossura
editore: Bollati Boringhieri
anno edizione: 2010
pagine: 512
Il "De re aedificatoria" di Leon Battista Alberti, la cui ultima edizione italiana risale alla metà degli anni sessanta, segna uno dei punti più alti, e radicalmente innovativi, della riflessione rinascimentale sullo statuto teorico e il significato sociale dell'attività architettonica, promossa per la prima volta al rango non solo di vera scienza ma anche di "arte liberale", sullo stesso piano della letteratura e della filosofia. Questa nuova edizione del trattato, così come gli apparati critici che la corredano, è opera di un architetto, dunque - secondo la definizione di Adolf Loos - di "un muratore che sa il latino". L'attenzione è qui rivolta anzitutto alla comprensione dei contenuti tecnici e alla esatta resa del denso e variegato linguaggio albertiano. Perché - questa la convinzione di fondo che ha guidato il lavoro della curatrice - il "De re aedificatoria" resta ancora oggi, a distanza di secoli, non solo un testo di alto valore letterario e culturale, ma anche una straordinaria fonte di insegnamento dei molteplici saperi che costituiscono l'architettura, un vero e proprio repertorio di indicazioni e soluzioni tecniche utili anche all'architetto di oggi.
I canoni dello sguardo. Storia della cultura visiva tra Oriente e Occidente
Hans Belting
Libro: Libro in brossura
editore: Bollati Boringhieri
anno edizione: 2010
pagine: 400
Esistono vicende, nella storia umana, che hanno una dirompenza più inappariscente dei grandi sconvolgimenti, ma un rilievo e una durata ben maggiori. Per comprenderne le vere dimensioni sono d'ostacolo gli specialismi non dialoganti e gli arroccamenti sugli spalti identitari. Ce lo insegna in modo esemplare l'invenzione della prospettiva, argomento tra i più studiati di una storia dell'arte. Con mossa felicissima, Hans Belting spariglia le carte e mette in prospettiva la prospettiva stessa. Grazie alla sua indagine si chiariscono le alleanze tra pratiche pittoriche, dottrine artistiche, conoscenze scientifiche, e soprattutto si svela la fecondità di un paradosso: all'apice della sua fioritura, l'Occidente definì il canone percettivo, attraverso il quale ci appropriamo del mondo sotto forma di immagine, attingendo a una teoria della visione concepita quattro secoli prima da un matematico arabo nativo di Bassora, Alhazen, in un contesto religioso islamico che bandiva le immagini perché giudicate contraffazioni blasfeme della creazione di Dio. Lo scarto temporale e i travisamenti dei traduttori propiziarono inopinatamente, sulla questione nevralgica delle consuetudini visive, il cortocircuito tra due civiltà che avrebbero poi acuito la reciproca lontananza. Civiltà dello sguardo, quella occidentale, fondata sul primato dell'occhio e sulla sovranità del soggetto osservatore. Civiltà che privilegia la luce, quella araba, fedele al grafismo non iconico dell'ornamento.
Storia della chimica. Volume Vol. 1
Salvatore Califano
Libro: Libro in brossura
editore: Bollati Boringhieri
anno edizione: 2010
pagine: 448
Nella percezione sociale della scienza la chimica risente, più di altri comparti, dei sentimenti ambivalenti che suscitano le pratiche manipolative: senso di potenza e insieme timore delle conseguenze scatenabili. Ma il fatto che piogge acide, adulterazione dei cibi o farmaci dagli inquietanti effetti collaterali occupino ormai la cronaca quotidiana, facendo pendere quell'ambivalenza dal lato del sospetto, non può scalzare la constatazione che la chimica è stata ed è tuttora un gigantesco fattore di sviluppo. Quale travaglio millenario di idee e di esperienze le abbia consentito di diventarlo lo racconta adesso uno dei più eminenti chimici italiani, Salvatore Califano, in un'opera davvero unica per documentazione, chiarezza, vivacità di esposizione. Qualità indispensabili a una storia della chimica, perché qui vale ancor di più il principio secondo cui la scienza non è riducibile a un regesto di traguardi e scoperte. Per arrivare alla compenetrazione perfetta tra il rigore quantitativo tipico della fisica e le esigenze di sistematizzazione e classificazione proprie delle scienze naturali, la chimica – teorica e applicata, organica e inorganica – è infatti passata attraverso una ridda sorprendente di colpi di scena, mutamenti di paradigma, dibattiti filosofici, periperizie di laboratorio. E non sono mancati i caduti illustri, primo fra tutti il grande Lavoisier, che nel 1794 lasciò la testa sul patibolo, ufficialmente per aver attentato alla salute pubblica, in realtà per aver negato anni addietro a un vendicativo Marat, aspirante scienziato, l'ammissione all'Académie des Sciences di Parigi. Dall'esoterica trasmutazione dei metalli, inseguita per secoli in antri gremiti di alambicchi, crogioli e matracci, all'elettrolisi dell'acqua scoperta per caso, dagli studi alchemici di Newton, «l'ultimo dei maghi, l'ultimo dei babilonesi e dei sumeri», all'atomismo ottocentesco, dalla farmacopea minerale di Paracelso alla legge di periodicità di Mendeleev, non c'è tappa principale o via laterale nell'evoluzione della chimica che Califano non sappia indagare al tempo stesso come avventura della conoscenza e umana vicissitudine.
Il socialismo degli imbecilli. Propaganda, falsificazione, persecuzione degli ebrei
Michele Battini
Libro: Libro in brossura
editore: Bollati Boringhieri
anno edizione: 2010
pagine: XXIX-336
Il libro mette a fuoco una cesura determinante nella storia della tradizione antigiudaica europea: la rottura intervenuta dopo la prima emancipazione giuridica degli ebrei, in conseguenza della Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino nel 1789. Con lo Stato liberale e l'economia di mercato, lo stereotipo dell'accusa di usura si trasforma in un tipo di anticapitalismo che fa degli ebrei i capri espiatori delle crisi economiche. Scrittori antilluministi, come Bonald, cattolici intransigenti, come Drumont, attaccano lo Stato di diritto e individuano negli ebrei coloro che hanno tratto vantaggio dall'avvento delle libertà moderne. Con Toussenel e Proudhon il paradigma si diffonde anche in alcuni settori del movimento operaio europeo e, negli ultimi decenni del XIX secolo, con la depressione economica, viene rilanciato con enorme fortuna, soprattutto in Francia. L'anticapitalismo antiebraico dilaga in Europa occidentale: a Vienna con i cristiano-sociali e in Germania con le leghe antisemite, e si manifesta all'inizio del Novecento pure in Italia. La vicenda del paradigma antiebraico illumina anche la preistoria dei Protocolli dei savi anziani di Sion, il falso sulla presunta cospirazione ebraica per la conquista del potere mondiale: i testi della propaganda fornirono materiali, figure, argomenti e linguaggio politico per la fabbricazione di quel documento, ma il mito del complotto ebraico costituì un evento reale, che manipolò per decenni la psicologia collettiva.
Come le lucciole. Una politica delle sopravvivenze
Georges Didi-Huberman
Libro: Libro in brossura
editore: Bollati Boringhieri
anno edizione: 2010
pagine: 112
Ogni essere vivente emette flussi di fotoni. Ne esistono tuttavia di minuscoli per i quali la luce – sprigionata da una sostanza chimica, la luciferina – è parata nuziale, danza d'amore. Un grappolo di cinquemila lucciole produce a malapena il chiarore di una candela. Eppure quella fragile grazia, quel volteggio fosforescente che punteggiano il buio si sono prestati a considerazioni apocalittiche. «Darei l'intera Montedison per una lucciola», scriveva Pier Paolo Pasolini nel 1975, pochi mesi prima di venire ammazzato. Una fascinazione antica, la sua, che risaliva agli anni della guerra, quando osservava estatico «una quantità immensa di lucciole, che facevano boschetti di fuoco dentro boschetti di cespugli». La loro scomparsa gli appariva come un genocidio culturale, l'ultimo crimine di un nuovo fascismo peggiore del precedente: il neocapitalismo, con il suo fulgore artificiale, abbacinante. Da allora parlare di lucciole equivale ad alludere, per via di metafora, ai tratti del mondo umano che rischiano di eclissarsi di fronte all'avanzata irreversibile della stereotipia sociale. Corrono pericolo «uomini-lucciole», «parole-lucciole», «immagini-lucciole», «saperi-lucciole». Ma sono davvero condannati ad andare perduti? Nel suo libro più immediatamente politico, Georges Didi-Huberman coglie benissimo ciò che la disperazione impedì a Pasolini di vedere: che la barbarie non procede senza intoppi; che mettere avanti la rovina del tutto oscura i barlumi che resistono malgrado tutto; che chiudersi nel lutto per l'arcaico paralizza l'intelligenza del presente; che il nostro «adesso» è un montaggio di tempi diversi, da cui il passato non può essere bandito per sempre. Attraverso un confronto appassionato anche con Walter Benjamin e Giorgio Agamben, Didi-Huberman apre a un'idea di sopravvivenza. In questa prospettiva, il declino non prelude alla catastrofe antropologica, ma è risorsa vitale. Le sue armoniche sono le stesse degli atomi che cadono in Lucrezio: inventano forme, preservando «scintille di umanità».
Storia della civiltà greca. Volume Vol. 1
Jacob Burckhardt
Libro: Libro in brossura
editore: Bollati Boringhieri
anno edizione: 2010
pagine: 416
"Per svago personale leggo la 'Storia della civiltà greca' di Burckhardt, che mi offre paralleli inaspettati". All'inizio del 1899, quando Sigmund Freud confidava le sue letture all'amico Wilhelm Fliess, il primo volume dell'opera era in libreria da qualche mese. Lo aveva dato alle stampe il filologo Jacob Oeri, nipote di Burckhardt e suo legatario, contravvenendo alle disposizioni testamentarie dello zio, che formulavano un esplicito divieto di pubblicazione. Le lezioni burckhardtiane di storia greca all'Università di Basilea, risalenti agli anni Settanta, erano entrate ormai nella leggenda; oltre agli studenti, vi furono ammessi solo pochissimi uditori. Tra gli esclusi, il giovane collega Friedrich Nietzsche, che era solito attendere Burckhardt all'uscita per farsi ricapitolare, sulla via di casa, i contenuti che non aveva potuto ascoltare poco prima. In quelle fervide conversazioni accadeva qualcosa di imparagonabile alla trasmissione di un sapere antiquario consolidato; prendeva forma un'idea di grecità che i classicisti avrebbero ritenuto del tutto spaesante, tanto era sprovvista dell'attributo di suprema armonia con cui generalmente la si qualificava. I due - il professore attempato e il filosofo che stava gettando scompiglio con 'La nascita della tragedia' -condividevano anche lo stile di incursione: il "vagare" in "modo curioso e selvaggio" nell'età remota dove "l'elemento umano si rivela senza maschera e privo di umanesimo".
Corpi e saperi indocili. Guarigione, stregoneria e potere in Camerun
Roberto Beneduce
Libro: Libro in brossura
editore: Bollati Boringhieri
anno edizione: 2010
pagine: 408
In un'etnografia avvincente di ciò che sono la medicina tradizionale e la realtà della malattia nell'Africa contemporanea, vengono qui esplorati i saperi e le pratiche dei guaritori bantu nel sud del Camerun. In quest'area, come altrove, la lotta contro le minacce del male e della morte condotta dai "signori della notte" ha dovuto misurarsi con altre tecniche e altri immaginari: la medicina dei bianchi, veicolo di una nuova razionalità della malattia e della cura, e l'epopea missionaria, che ha introdotto altre figure del desiderio e una diversa accezione morale del male e della colpa. L'obiettivo è quello di mettere in luce la capacità della medicina tradizionale africana di rinnovare i propri repertori simbolici di fronte alla crisi indotta dalla colonizzazione e dall'evangelizzazione, ma anche di interpellare le sfide e le contraddizioni di una modernità incerta, contrassegnata da disuguaglianze e violenze. Accanto all'immenso patrimonio di conoscenze di cui i guaritori serbano il segreto, il libro rivela profili solitamente trascurati di una pratica i cui protagonisti conoscono inquietudini, ansie e dubbi non diversi, in fondo, da quelli dei loro malati, ma trasformati - attraverso l'esperienza della "chiamata", il "desiderio di guarire" o la scoperta del carisma - in poteri di cura.
Il diritto in Cina. Tra ritualismo e modernizzazione
Luigi Moccia
Libro: Libro in brossura
editore: Bollati Boringhieri
anno edizione: 2009
pagine: 258
Il diritto costituisce un accesso privilegiato alla comprensione della Cina contemporanea, in cui le sopravvivenze dell'antichissima tradizione confuciana - artefice di un ordine senza uomini di legge, fondato esclusivamente sulla ritualità, sull'osservanza di virtù private e sociali codificate dal rango individuale - e un bimillenario uso repressivo e intimidatorio della norma si devono confrontare con i processi di globalizzazione economico-finanziaria e i relativi standard giuridici di matrice perlopiù occidentale. La modernizzazione del diritto, iniziata in epoca postimperiale, proseguita nella Cina popolare e accelerata da ultimo sotto la spinta espansiva dell'economia, si configura così come faticosa transizione da un modello informale di regolazione a un sistema formalizzato su base legale. Se, in una prospettiva tradizionale, principio e fonte del diritto non risiedevano nella legge scritta, e i doveri venivano esaltati a scapito dei diritti, l'innovazione non può che passare attraverso un riequilibrio delle sfere, contemperando retaggi atavici (valori, concezioni, mentalità, discipline collettive ancora operanti) e nozioni irrinunciabili quali autonomia del diritto, Stato di diritto e professionalizzazione giuridica.
Traffici criminali. Camorra, mafia e reti internazionali dell'illegalità
Gabriella Gribaudi
Libro: Libro in brossura
editore: Bollati Boringhieri
anno edizione: 2009
pagine: 619
Il volume presenta i risultati di una ricerca sulla camorra nel confronto con fenomeni analoghi in Italia e all'estero. Le organizzazioni criminali vengono analizzate nel loro sviluppo storico, ne vengono evidenziate la struttura, le relazioni con la popolazione locale, il controllo del territorio, i rapporti con la politica. Ma vengono anche seguite nelle loro attività più sommerse, attraverso vaste reti internazionali perfettamente inserite nei più moderni processi di globalizzazione, nei traffici illegali che dominano il pianeta: il commercio della droga o dei beni contraffatti, il controllo delle migrazioni clandestine come la semplice circolazione di merci che tenta di eludere tasse e frontiere. Sono lunghe catene che attraversano territori, uniscono segmenti di mondo estremamente differenziati, li mettono in comunicazione. Produzione, commercializzazione, distribuzione del prodotto si svolgono in un continuum fra mercati legali e mercati illegali, e il confine tra i due si sposta continuamente. Con il declino dello sviluppo industriale che ha retto l'era «moderna», città porto, come Napoli, Marsiglia, Tangeri, acquistano oggi un ruolo centrale agli snodi di questa enorme rete di traffici internazionali. I clan camorristi e mafiosi hanno capitale economico, umano e sociale per inserirsi a pieno in questi traffici, mantenendo saldissime radici locali e acquistando insieme una dimensione transnazionale in un intrico inestricabile di modernità e tradizione.
Pose in movimento. Fotografia e cinema
Bruno Di Marino
Libro: Libro in brossura
editore: Bollati Boringhieri
anno edizione: 2009
pagine: 220
Mettere a confronto fotografia e cinema può sembrare un esercizio quasi scontato, dal momento che si tratta di due arti strettamente legate tra loro. Un film rimane pur sempre un insieme di fotografie (24 al secondo) che, proiettate nel tempo, producono nell'occhio dello spettatore l'illusione del movimento. Ciò nonostante "Pose in movimento", partendo da alcune considerazioni teoriche di Roland Barthes e di altri studiosi, è forse la prima analisi sistematica sul complesso e articolato rapporto che si instaura tra la fotografia, il fotogramma e il film, nonché - più in generale sull'interferenza tra immagine fissa e immagine in movimento. Dalla cronofotografia di Marey e Muybridge fino al digitale, dagli esperimenti dell'avanguardia ai film composti unicamente di istantanee, dal fermo immagine alla foto di scena e di set, dalla fotografia narrativa alla rappresentazione dell'atto fotografico sul grande schermo, questo saggio tenta di mettere sinteticamente a fuoco i nodi teorici, estetici e tecnologici di un'affascinante e infinita relazione che ha inizio prima ancora della nascita del cinema. Ma "Pose in movimento" è anche un testo ricco di approfondimenti su fotografi-cineasti come Klein, Marker, Depardon, Kubrick, Cartier-Bresson, Wenders, Kiarostami, Clark, Kern, Frank, van der Keuken e molti altri.
Passaggio a Occidente. Filosofia e globalizzazione
Giacomo Marramao
Libro: Libro in brossura
editore: Bollati Boringhieri
anno edizione: 2009
pagine: 165
Secondo Giacomo Marramao, che affronta in questo libro lo straordinario "mutamento di scala" che accompagna i fenomeni politici della nostra epoca, il ricorso alle categorie di "mondializzazione" o "globalizzazione" non ha solo un significato tecno-economico. Siamo di fronte a un passaggio destinato a trasformare tutte le culture, che chiama in causa una riconversione di concetti fondamentali come identità e differenza, contingenza e necessità, nonché, per cominciare, locale e globale. Rispetto a diagnosi apparentemente antitetiche come quelle di Fukuyama (omologazione universale) e Huntington (conflitto delle civiltà), per Marramao è necessario demistificare due false opposizioni: Stato-mercato e Oriente-Occidente. A tale scopo, il libro, tenendo costantemente sullo sfondo la grande discussione sull'"èra globale" avviata fra le due guerre da autori come Spengler, Jünger, Schmitt e Heidegger, sviluppa la sua proposta muovendo dal disincanto della categoria di mercato operato da Polanyi e da una profonda revisione della comparatistica i delle civiltà operata da Weber. L'esigenza - avanzata in conclusione attraverso un serrato confronto con le posizioni di Habermas e di Derrida - di una "politica universalista della differenza" viene formulata in base a un radicale riesame critico delle pretese di universalità delle stesse categorie, tipicamente occidentali, di democrazia e filosofia.
La somiglianza per contatto. Archeologia, anacronismo e modernità dell'impronta
Georges Didi-Huberman
Libro: Libro in brossura
editore: Bollati Boringhieri
anno edizione: 2009
pagine: 368
Relegata da Giorgio Vasari nella sfera minore delle arti meccaniche, adibite alla semplice riproduzione, l'impronta conosce però lunga fortuna nella pratica scultoria degli artisti moderni e contemporanei, anche quando i loro principi estetici sembrano sconfessarla. Rioccupa la scena con i gessi di Possagno, nonostante l'ostentato sdegno di Antonio Canova, e dilaga in Auguste Rodin, che pure la giudica una "piaga cancerosa dell'arte"; bisognerà attendere Marcel Duchamp per vederla trionfare nel ready-made, questa volta con l'apporto di un pensiero d'autore che rivendica il gesto riproduttivo, invece di abiurarlo, riuscendo a "rompere con l'imitazione classica senza tuttavia negare la somiglianza". Una vicenda che la riflessione di Georges Didi-Huberman riprende fin dalle sue mosse preistoriche, all'alba della figurazione. Il modo più ancestrale di dar luogo a una forma - imprimere su un supporto materiale un segno più duraturo di una traccia, ottenere il puro calco di un oggetto, prima di ogni invenzione creativa - dispiega qui le densissime valenze del suo anacronismo di perfetta immagine dialettica: parla sia del contatto (il piede che sprofonda nella sabbia) sia della perdita (l'assenza del piede); trasforma le condizioni essenziali della somiglianza e della rappresentazione; solleva la questione del rapporto fra la tecnica e il tempo, fra la memoria e il presente; rivela gli intrecci di temporalità eterogenee di cui si compone ciascuna immagine.