In "Uno, nessuno e centomila" «c'è la sintesi completa di quello che ho fatto e che farò» ebbe a dichiarare Pirandello. In effetti questo romanzo, che raccoglie gli sviluppi della sua opera drammatica ma che avrebbe potuto esserne il proemio, ha assunto nel tempo un significato insieme conclusivo e inaugurale. La parabola di Vitangelo Moscarda, che guardandosi allo specchio scopre la differenza tra l'immagine di sé che ha sempre coltivato e quella che gli altri ne hanno, per nulla unanime, anzi molteplice e frammentata, può essere considerata la più tipica delle storie pirandelliane. Immaturo e inconcludente, infantile e vanesio, Moscarda è un moderno antieroe del romanzo del Novecento: appartiene alla fitta discendenza del dostoevskijano «uomo del sottosuolo», è parente stretto dello Zeno Cosini di Svevo, e gemello di Mattia Pascal. Lo sgomento intollerabile che egli prova di fronte all'esperienza del suo io frantumato e cangiante lo condurrà all'isolamento e alla follia ma anche alla scoperta dell'infinita libertà di chi, senza nome e senza ricordi, muore e rinasce a ogni istante.
- Home
- Narrativa
- Narrativa classica (prima del 1945)
- Uno, nessuno e centomila
Uno, nessuno e centomila
| Titolo | Uno, nessuno e centomila |
| Autore | Luigi Pirandello |
| Introduzione | Nino Borsellino |
| Prefazione | Pietro Milone |
| Argomento | Narrativa Narrativa classica (prima del 1945) |
| Collana | I grandi libri, 515 |
| Editore | Garzanti |
| Formato |
|
| Pagine | 256 |
| Pubblicazione | 06/2002 |
| Numero edizione | 18 |
| ISBN | 9788811365150 |

