Libri di A. Casalegno
Studi sul «Faust»
György Lukács
Libro: Copertina morbida
editore: Abscondita
anno edizione: 2022
pagine: 176
Scritti da György Lukács (1885-1971) nel 1940, nel momento più oscuro della nostra storia, questi «Studi sul "Faust"», e gli altri saggi sull'età goethiana poi raccolti in «Goethe e il suo tempo» (1947), gli consentono di contrapporre alla barbarie del nazismo la voce più umana, più illuminata, più europea in cui si sia mai incarnato il magistero della lingua tedesca. Ma è sul «Faust» che Lukács eccelle, consegnandoci sui problemi fondamentali di questa «Iliade della vita moderna», come fu definito da Puskin, un'interpretazione profonda e tuttora valida. Sul significato della vicenda e sull'interpretazione della storia umana che la sottende, sulla scommessa tra Faust e Mefistofele e sul suo discusso epilogo, sull'amore tra Faust e Margherita, sui «problemi di stile» - sul rapporto tra caratteri «epici» e caratteri «drammatici» della tragedia, sulla «laconicità» del tardo Goethe, sul fatto fondamentale che in lui «il fantastico ha le sue radici proprio nel realismo» - Lukács ha scritto pagine esemplari e definitive. Nel caso del «Faust» l'applicazione intelligente delle categorie interpretative ricavate dalle opere giovanili di Marx, lungi dall'essere una gabbia ideologica che irrigidisce l'interpretazione, si trasforma in una leva potente, che permette a Lukács di mettere in luce un elemento fondamentale della visione di Goethe, sfuggito a ogni altro critico: la perfetta convergenza della «magia» di Mefistofele con il «magico» potere del denaro che, nella nascente società del capitalismo industriale, si appropria delle forze essenziali dell'uomo e le sfrutta a proprio vantaggio. (Andrea Casalegno)
Storia della città di Roma nel Medioevo
Ferdinand Gregorovius
Libro
editore: Einaudi
anno edizione: 1997
pagine: 2583
Colloqui con Marx ed Engels. Testimonianze sulla vita di Marx e Engels
Libro: Copertina morbida
editore: Feltrinelli
anno edizione: 2019
pagine: 632
Chi si limitasse a leggere solamente i grandi testi teorici di Marx ed Engels non riuscirebbe certo a cogliere tutto lo spessore umano e intellettuale dei due filosofi tedeschi. Nell'edizione completa delle loro opere, in circa cinquanta volumi, questo dato invece emerge con chiarezza, ma evidentemente resta confinato ai soli pochi specialisti del loro pensiero. In questo libro, l'intellettuale tedesco Enzensberger colma proprio questa lacuna. Rintraccia nell'infinito mare magnum delle lettere, delle memorie, degli interrogatori e dei rapporti di polizia e delle polemiche marx-engelsiane il filo rosso più importante della loro formazione umana, politica e letteraria. Con un montaggio avvincente, la vita dei due grandi teorici del socialismo viene ripercorsa passo passo, dalla culla alla tomba. E dalla loro viva voce, e da coloro che li hanno frequentati e conosciuti da vicino, ecco emergere il dibattito interno sulla genesi delle loro opere, le discussioni organizzative sulla formazione della i Internazionale, le loro recensioni letterarie e passioni teatrali, le loro vicende matrimoniali e quelle delle figlie di Marx. Prefazioni di Peter Kammer e Enrico Donaggio.
Il frutto del fuoco. Storia di una vita (1921-1931)
Elias Canetti
Libro: Libro in brossura
editore: Adelphi
anno edizione: 1994
pagine: 375
Questa seconda parte dell’autobiografia di Elias Canetti si apre subito dopo la «cacciata dal paradiso» di Zurigo, che chiudeva "La lingua salvata". Ora siamo a Francoforte, nel 1921, e il giovane Elias comincia a intravedere intorno a sé un nuovo mondo, formicolante di figure che cercano di sopravvivere fra «inflazione e impotenza». «Era finita per sempre l’epoca in cui l’ignoto si riversava in me, senza incontrare ostacoli». Dalla ricettività totale dei primi anni si passa ora a uno scontro con tutto e con tutti, che permette a Canetti di saggiare se stesso, di scoprirsi nella sua irriducibile peculiarità. Se a quest’ultima si può dare un nome, sarà quello della rivolta contro la morte, una rivolta «senza fine». La giovinezza di Canetti è un’iniziazione a questa scoperta, vissuta facendo appello a tutte le potenze arcaiche, che lo hanno sempre assistito. Nell’ombra, il modello mitologico è Gilgamesh, che traversa le acque della morte per trovare la vita eterna. Ed è lo scandalo di tutto ciò che scompare a mantenere intatta in Canetti un’immensa forza del ricordo. L’intensità che vibra in ciascuna delle numerose figure che appaiono in queste pagine presuppone tale sottinteso. Ciascuna vuole incidersi nella memoria e nella prosa con segno indelebile. Saranno gli ospiti patetici della pensione Charlotte di Francoforte e gli intellettuali frenetici di Berlino; saranno gli ascoltatori di Karl Kraus e i manifestanti che incendiano a Vienna il Palazzo di Giustizia; saranno l’amata Veza e la deliziosa Ibby; sarà la madre, che i lettori de La lingua salvata conoscono bene e che ora, assillata dalla gelosia per il figlio, lo costringe a una inarrestabile commedia, dove donne «inventate» servono a coprire donne vere e proibite; saranno infine Karl Kraus stesso e Brecht, Grosz, Babel’, che Canetti conosce a Berlino. Tutte le loro voci sono qui salvate. E, intrecciata per sempre alla loro, riconosciamo qui la voce di Canetti stesso. Appartengono a questi anni le esperienze che saranno decisive per la sua opera di scrittore: la visione aristofanesca, che sembra offrire «l’unica possibilità di tener unito ciò che si frantumava in mille schegge»; la fascinazione ossessiva per Kraus; la massa, questo enigma incombente come mai prima sul nostro tempo, a cui Canetti dedicherà decenni di riflessione; infine il disegnarsi di una «comédie humaine dei folli», di cui rimane, quale unico, grandioso frammento il romanzo "Auto da fé". Inseguito dalle voci, Canetti non si cura di darci un quadro dell’epoca: ma l’aria di Francoforte, di Vienna e di Berlino in quegli anni circola in queste pagine come una presenza palpabile. In toni opposti, e stridenti fra loro, le città ci parlano di un periodo in cui «ciò che si abbatteva sugli uomini era più che un grande disordine, erano come tante esplosioni quotidiane». Ovunque, Canetti incontra varianti di uno stesso sfondo: il caos, perpetua minaccia e prezioso nutrimento. I suoi bagliori sono quelli del «fuoco», di cui questo libro – come già "Auto da fé" e ogni grande libro – è il «frutto».
È quel che è. Poesie d'amore di paura di collera
Erich Fried
Libro
editore: Einaudi
anno edizione: 1997
pagine: 220
Nathan il Saggio. Testo tedesco a fronte
Gotthold Ephraim Lessing
Libro: Libro in brossura
editore: Garzanti
anno edizione: 2003
pagine: 384
"Nathan il Saggio" (1779) è il capolavoro di Lessing e della letteratura teatrale dell'illuminismo tedesco. Prendendo spunto dalla leggenda dei tre anelli, questa fiaba didascalica mette in scena il dialogo tra un saggio e ricco mercante ebreo, Nathan, il sultano di Gerusalemme e un cavaliere templare: dapprima divisi dalle loro diverse fedi, i tre riconoscono infine come la vera religione sia solo quella che rende l'uomo migliore. Infrangendo spavaldamente i canoni del realismo, Lessing consegna al lettore moderno una delle lezioni più alte che un letterato abbia lasciato e quella di cui oggi l'umanità – sempre più in bilico tra la luce della ragione e l'ombra degli estremismi e delle ossessioni identitarie – ha maggiormente bisogno. Sta a ciascuno di noi farla rivivere, in sé e intorno a sé. Perché Nathan è il poema della tolleranza religiosa, anzi, della tolleranza tout court. Introduzione di Emilio Bonfatti Traduzione e note di Andrea Casalegno.
Thomas Mann e la tragedia dell'arte moderna
György Lukács
Libro: Libro in brossura
editore: SE
anno edizione: 2005
pagine: 157
In questi tre saggi, raccolti in volume dall'autore, il filosofo marxista György Lukács (1885-1971) ci ha lasciato la sua interpretazione di Thomas Mann, da lui considerato "l'ultima grande espressione del realismo critico borghese". Il primo - una conferenza pronunciata per celebrare i settant'anni dello scrittore - è una lettura complessiva del "work in progress" manniano. Nel secondo, scritto nel 1948, Lukács interpreta il Doctor Faustus, come "la tragedia tipica dell'arte e della spiritualità borghese moderna", e come il percorso esemplare di un intellettuale tedesco negli anni che precedono l'avvento del nazismo. Il terzo raccoglie i fili del lungo confronto di Lukács con l'opera di Mann.